La Via Francigena continua anche oltre Roma, questo ormai lo si sa: un percorso che conduce attraverso il centro-sud Italia fino a Santa Maria di Leuca, al limite estremo della Puglia, da dove i pellegrini si imbarcavano alla volta di Gerusalemme (e dove sono stata qualche tempo fa per le tappe conclusive del Road to Rome 2021).
Un itinerario ancora poco conosciuto
È un tracciato lungo e splendido, ma ancora relativamente “nuovo” e poco conosciuto. Per questo motivo sono stata invitata la scorsa settimana – insieme a un piccolo gruppo internazionale di giornalisti e blogger – a visitare la parte di percorso che si snoda nel sud del Lazio, tra Velletri e Fondi. Ho scritto “visitare” perché si è trattato, di fatto, di una vera e propria visita: non avremmo avuto il tempo per camminare lungo tutti quei chilometri e in tre giorni ci siamo spostati lungo la via per toccare il maggior numero possibile di punti di interesse, limitando i nostri percorsi a piedi a brevi – ma spettacolari – tratti (meno male, aggiungo, dal momento che in questo periodo sono talmente piena di acciacchi che non sarei stata in grado di fare un passo di più… ma di questo ne parliamo un’altra volta).
Il motivo per cui ve ne parlo è perché questa zona, incredibilmente, non è conosciuta quasi da nessuno: non dagli stranieri, non da chi abita come me nel nord Italia, ma neppure dagli stessi romani, che abitano a un’oretta di auto da qui e che in moltissimi casi (confermati da amici) non hanno la minima idea delle attrattive che si nascondono in questo territorio.
Ma sarebbe bene rimediare a questa carenza, vi assicuro. Perché quello che ho trovato qui è un mix davvero eccezionale. Il tracciato della Via Francigena si snoda in buona parte lungo le prime alture che sovrastano l’Agro Pontino, affacciata sul mare, sul promontorio del Circeo verso sud e sulle isole in lontananza. E lungo questo percorso si trovano piccoli borghi antichi dove vecchio e nuovo si intrecciano e si incontrano.
Eccellenze locali
Per esempio Cori, dove si può dormire in un antico convento francescano che offre ospitalità “a donativo” ai pellegrini di passaggio e contemporaneamente fa da casa a una piccola comunità di minori in situazioni di difficoltà; dove le mura ciclopiche, costruite quasi 500 anni prima di Cristo, con i loro massi immensi ti danno davvero l’impressione di essere state costruite da giganti e non da esseri umani; dove c’è un’azienda agricola – Cincinnato – che riunisce 105 famiglie (quasi l’intera comunità rurale del luogo), produce vini di assoluta eccellenza e gestisce uno spettacolare agriturismo con sala degustazioni.
Ma, per esempio, c’è anche l’antichissima città di Norba, che si dice essere stata – pure lei – costruita dai ciclopi e fondata dai discendenti di Enea: un sito archeologico ricchissimo e splendidamente conservato, che probabilmente nasconde ancora chissà quante altre meraviglie… se solo ci fossero i soldi per continuare a scavare (nota pratica: la cittadina “moderna” che sorge lì accanto si chiama invece Norma, e per chi non è del posto è impossibile non far casino tra i due nomi).
E poi ci sono le Abbazie, con le loro lunghe e tormentate vicende storiche e con un patrimonio artistico da lasciare a bocca aperta: quella di Valvisciolo, affacciata dall’alto sui Giardini di Ninfa (altro luogo che ignoravo: ma lo sapete che sono stati nominati dal New York Times come “il giardino più bello e romantico del mondo”?), o come la più conosciuta abbazia di Fossanova, circondata da un intero suggestivo borgo ora adibito in parte ad “albergo diffuso”. Qui, per inciso, visse e morì San Tommaso d’Aquino, che da queste parti è una vera superstar; tanto che, in via non ufficiale, nella Concattedrale di Priverno è conservata la reliquia del suo “vero” teschio, mentre un altro cranio (sempre di San Tommaso) è venerato a Tolosa, in Francia.
L’itinerario comprende tanti altri nomi di località, spesso poco noti ma ricchi di fascino: il delizioso lago di Giulianello, Priverno con il suo museo archeologico, Fondi con il sui castello e il suo quartiere ebraico. E a collegare questi luoghi c’è un percorso che, in alcuni tratti, ti regala l’emozione di camminare per chilometri sugli antichi basolati di epoca romana dell’Appia Antica.
Francigena del Sud, un cammino in crescita
E veniamo così alla parte più strettamente legata al cammino. Certo, la Via Francigena del Sud ha ancora molta strada da fare (per dire…) per arrivare al livello dei “grandi itinerari”. Ma non è detto che questo sia un male, anzi. Perché, di fatto, la sensazione di autenticità che si respira da queste parti, il gusto della scoperta, il calore dell’accoglienza sono – almeno per me – un patrimonio inestimabile.
Tanto più che, qui in Lazio, si sta lavorando intensamente (anche attraverso la Regione) per rendere sempre più fruibile il percorso, migliorando le segnalazioni sul tracciato e in generale l’accoglienza. Il tutto con un asso nella manica piuttosto speciale: un’associazione di volontari, denominato “Il Gruppo dei Dodici” che si occupa per l’appunto della valorizzazione di questo itinerario in tutti i modi possibili (sono parecchi più di 12, per fortuna), manutenendo i sentieri, fornendo indicazioni, allestendo punti informativi, organizzando eventi e camminate. Una realtà vivacissima e appassionata, che ti dimostra come l’iniziativa spontanea può davvero fare la differenza per un intero territorio. A guidare il Gruppo, poi, c’è un mito assoluto: il presidente Alberto Alberti, 88 anni, triestino trapiantato a Roma, una cultura enciclopedica e un’energia da far paura, fonte inesauribile di racconti, aneddoti, approfondimenti; una di quelle persone che ti senti privilegiata ad avere incontrato.
Vabbè, un po’ di cose di questi posti ve le ho raccontate. Tante, per un post, ma giusto il minimo per darvi l’idea delle ricchezze che si nascondono a due passi da casa. Datemi retta, se state programmando gite e viaggi per l’anno nuovo, vale la pena di tenere un posto anche per questo tratto della Via Francigena del Sud.
PS: di cibo e vino non ho parlato, perché non volevo farvi venire l’acquolina e poi l’invidia è una cosa brutta… l’unica cosa da fare è venire e assaggiare, ci sono millemila specialità una più buona dell’altra!
