Poco più di un anno fa avevo raccontato in un post il mio legame affettivo con il National Geographic e di come mi avesse emozionato vedere la mia firma tra quelle degli autori di una collana di volumi dedicata ai cammini, realizzata da La Repubblica e dal prestigioso marchio americano.
Questa volta, però, si rilancia più in grande. Perché quello che uscirà domani nelle librerie (fisiche e online) non è un semplice contributo in un’opera corale, ma un libro tutto mio, il cui titolo completo è: “In bicicletta. L’Europa a due ruote: National Geographic”.
È evidente che non sono la persona più adatta a parlare di come è venuto, perché “ogni scarrafone è bello a mamma sua” vale anche nel caso dei libri. Resta, però, il fatto che sono soddisfattissima ed estremamente orgogliosa del risultato, che è frutto di un lavoro davvero pesante e faticoso e che ha avuto come risultato esattamente quello che l’editore e io ci proponevamo all’inizio.
Scrivere “In bicicletta” è stato estremamente impegnativo per una quantità di motivi, sia pratici che psicologici. Pratici perché è stato necessario studiare, ricostruire, approfondire e verificare la bellezza di 41 itinerari ciclistici attraverso tutta l’Europa, con un lavoro di documentazione lunghissimo. Come forse vi ho già raccontato, su certe cose sono pignola ai limiti della maniacalità, e quello che volevo ottenere era il libro che avrei voluto leggere io: senza troppe chiacchiere, ma con tante informazioni utili e precise e magari un po’ di curiosità e di “chicche” poco conosciute. E su queste cose non esistono scorciatoie: un lavoro fatto bene richiede una montagna di impegno e una montagna di tempo.
Ma le difficoltà, giusto per raccontarvi un po’ di backstage, sono state anche di ordine psicologico. Perché per rispettare i tempi necessari alla pubblicazione ho dovuto durante l’inverno scorso sottopormi ad autentici tour de force lavorativi, restando inchiodata al computer 7 giorni su 7 per una spropositata quantità di ore al giorno. Una cosa già pesante di suo, ma ben peggiore se ci aggiungete il fatto che passavo il mio tempo descrivendo itinerari meravigliosi, che mi mettevano una voglia travolgente di mollare tutto e partire seduta stante. Cosa impossibile sia perché c’era un libro da finire, sia per la pandemia che, solo pochi mesi fa, ci rendeva impossibile anche sono progettare concretamente un viaggio in bici. Una continua frustrazione.
(A questo si aggiungono una serie di difficoltà spicciole che possono sembrare banali, ma che tendono a incidere pesantemente sul tuo equilibrio nervoso. Come ad esempio la grafia delle località polacche, ceche – ma anche finlandesi e islandesi – con nomi chilometrici composti quasi esclusivamente da consonanti e lettere dotate di una serie inusitata di accenti, apici, pallini e simboli che mi hanno letteralmente tirato scema. I miei vicini di casa si erano ormai abituati a sentire gli ululati strazianti delle mie imprecazioni).
Ma alla fine, eccoci qui, belli come il sole. Il libro, come vi dicevo, non è un’opera di narrativa: è fondamentalmente una raccolta di itinerari ciclistici attraverso tutta Europa, di tutti i tipi: i “grandi classici” adatti anche ai cicloturisti alle prime armi e alle famiglie con bambini; i tour a lunghissima percorrenza per viaggiatori avventurosi; i tracciati adatti esclusivamente alle mountain bike; gli itinerari alpini per gente con gambe, fiato e tanto allenamento. Ogni itinerario è raccontato e spiegato avendo in mente “quello che c’è da sapere” per decidere se, come e quando mettersi in viaggio: insomma, le cose che davvero servono per capire se è quello, il viaggio adatto alle proprie caratteristiche, ai propri desideri e anche – perché no – ai propri sogni. Vorrei potervi dire che ogni chilometro è stato personalmente testato dalla sottoscritta, ma non sarebbe vero e non ci credereste: mi sarebbero servite un paio di vite per percorrere le varie centinaia di migliaia di chilometri compresi nel libro. Molti dei percorsi descritti, però, li ho sperimentati in prima persona, altri li ho esplorati in modo più rapido, qualcuno (quelli più remoti) me lo sono fatto raccontare da viaggiatori attendibili… insomma, c’è da fidarsi.
E soprattutto c’è da lasciarsi ispirare (grazie anche alle bellissime fotografie – inclusa qualcuna scattata da me – di cui il libro è pieno), scoprendo che ci sono un’infinità di percorsi a disposizione per chi desidera viaggiare in bicicletta e che sì, pur con tutti i suoi limiti l’Europa è un continente ciclabile, molto più di quanto siamo abituati a pensare.
Il più bel complimento che ho ricevuto finora – da parte di un’amica che aveva visto le bozze durante la revisione finale – è stato “ti fa venire voglia di partire immediatamente”: è l’effetto che ha fatto a me, e che mi auguro faccia anche a voi, se vi capiterà di averlo tra le mani (non troppo velato invito a comperarlo e a regalarlo ad amici e parenti, anche stranieri: “In bicicletta” uscirà in varie edizioni internazionali nelle principali lingue europee!). Per quanto mi riguarda, mi sono già segnata almeno tre o quattro itinerari che non vedo l’ora di mettere a calendario.
Un’ultima nota, anche questa molto positiva: ora che finalmente si può tornare a vedersi di persona, ho una voglia pazzesca di incontrare gente, guardarsi in faccia, chiacchierare: e il nuovo libro può essere l’occasione ideale. Preparate l’agenda, quindi, perché è un arrivo una raffica di presentazioni. Vi aspetto!