Quando ero piccola (diciamo all’inizio degli anni 70), ogni mese arrivava a casa mia con la posta una grossa busta di cartoncino giallo, stropicciata e piena di timbri, che veniva accolta con reverente entusiasmo.
Era la nostra copia del National Geographic, rivista all’epoca del tutto inesistente in Italia, di cui mio padre era riuscito – con non poche complicazioni, se avete presente i mezzi di comunicazione dell’epoca – a stipulare l’abbonamento.

Per tutti noi quella non era una rivista, era un mito. Credo che un po’ della mia passione per i viaggi sia nata proprio sfogliando quelle pagine, senza capire assolutamente nulla dei testi ma rimanendo incantata dalle foto straordinarie di luoghi che spesso non avevo mai neppure sentito nominare.
Non a caso, a mezzo secolo e sette traslochi di distanza, la collezione completa delle riviste è ancora a portata di mano nella mia libreria. Ed è diventata ancora più affascinante, con ritratti di luoghi e di popoli passati ormai dall’attualità alla storia.
Tutto questo per dire che il nome National Geographic ha per me un alone leggendario. Per questo la giornata di ieri – al netto dell’epidemia e di tutti gli annessi e connessi – ha avuto un sapore speciale, con qualcosa che non è stata proprio una sorpresa, ma quasi.
Perché, come molti sanno, i tempi dell’editoria sono spesso parecchio lunghi, così va a finire che quando qualcosa arriva a essere pubblicato, chi lo ha scritto si è già quasi dimenticato del lavoro fatto. Così ieri, quando l’editore con un whatsapp mi ha avvertito che era in edicola il volume a cui avevo lavorato mesi fa, confesso che mi sono fatta cogliere un po’ alla sprovvista. Non ci pensavo più, a quel lavoro, forse mi ero addirittura fatta l’idea che non sarebbe mai uscito… invece eccolo lì, con la sua brava locandina di lancio: il primo volume della collana dedicata ai cammini, realizzata da National Geographic e La Repubblica. Si inizia, inevitabilmente, con il cammino di Santiago.
Non ho scritto tutto io, ovviamente: la mia parte si è concentrata specificamente sul Cammino Portoghese, che ho testato di prima mano poco più di un anno fa. E a rendermi ancora più orgogliosa è il fatto che sono in compagnia di alcuni tra i più noti esperti italiani di cammini.
Ecco, volevo solo dirvi che vedere il mio nome su delle pagine “targate” National Geographic è stata una gioia e una soddisfazione molto particolare.
E già che ci sono volevo anche suggerirvi di comprarla, la collana (sono otto volumi, escono una volta al mese, ed è un consiglio disinteressato: non sono pagata a percentuale…). In questo periodo in cui non possiamo viaggiare fisicamente, possiamo però sognare e progettare: per essere ancora più pronti a partire, quando finalmente verrà il momento.
