Due soli giorni, e il viaggio ha cambiato completamente aspetto. Da itinerario in bicicletta di due signore a zonzo in assoluta libertà, senza tempi prefissati né tappe precise, si è trasformato in una marcia-evento in compagnia di tante persone tra le più diverse tra loro.
Partite ieri dalla bellissima Lecce, Annita ed io siamo arrivate a Otranto giusto in tempo per incontrare una quantità di persone: Mauro, amico di Torino casualmente lì in vacanza; Consuelo, mia compagna di pedalate l’estate scorsa, alla MIA e in varie altre occasioni; e soprattutto, motivo del prolungamento del nostro viaggio, l’intera banda del Road to Rome 2021.
(Ricordo velocemente per chi si fosse perso le puntate precedenti: si tratta di una grande marcia-evento lungo la Via Francigena, da Canterbury a Santa Maria di Leuca, organizzata per il ventennale dell’Associazione Europea Vie Francigene. Lo scorso agosto avevo percorso con loro in bici, in qualità di Ambassador, il tratto da Viverone a Fiorenzuola e ora li ho raggiunti per condividere l’arrivo trionfale alla meta, dopo 113 giorni e 3200 km).
Un intero giorno di stacco, quindi, in cui abbiamo giocato a fare le turiste in giro per Otranto, splendida in questa stagione in cui le orde di turisti sono scomparse ma la località è ancora piena di vita.
E ci voleva proprio, dal momento che oggi di buon mattino abbiamo calzato le scarpe da camminata, issato sulle spalle lo zaino e ci siamo avviate in direzione sud insieme a un’altra cinquantina di persone, molte delle quali conoscevamo dalle tappe precedenti e con cui si è creato quel legame speciale che solo la fatica condivisa è in grado di regalarti.
Il percorso, dapprima affacciato sul mare e poi attraverso campi attraversati da muretti a secco e popolati di ulivi (ahimè moribondi causa Xylella) e melograni, è di una bellezza struggente.
Altrettanto entusiasmante una sosta in una masseria sede di una bella fondazione (“Le Costantine”), dove ascoltare una travolgente esibizione di pizzica e assaggiare un po’ di specialità locali buonissime.
Un percorso davvero splendido. Dire però che tutte queste meraviglie abbiano fatto dimenticare la stanchezza, è decisamente eccessivo. In questo momento sto scrivendo distesa sul mio letto a Trecase, e ascolto con cura tutti i segnali che arrivano dal mio corpo dopo 27 km di cammino. Una sinfonia di cigolii, rigidità e dolori vari, capitanate da un tallone che mi sta letteralmente facendo impazzire.
C’è di buono che non sono l’unica: tendiniti, mal di schiena e contratture sono merce comune, e l’intero gruppo a questo punto procede con aria un po’ scalcagnata, come una involontaria Armata Brancaleone.
Il che è comprensibile, se si considera da quanto tempo molti di loro sono in viaggio. E rende comprensibile anche l’emozione che aleggia sulla tappa di domani, una ventina di km che ci porteranno a Santa Maria di Leuca per il gran finale.
Spero solo che il mio piede mi conceda di camminare per tutta la tappa. È vero che qualche mezzo dell’organizzazione mi porterebbe comunque al traguardo, ma mi piacerebbe tanto arrivarci con le mie gambe…
Intanto spengo la luce e mi riposo più che posso. Domani poi vi racconto come è andata.
