Questa domenica, lo sappiamo, è la festa della Mamma: occasione che personalmente ho sempre trovato un po’ insulsa e zuccherosa, sia come figlia (costretta a realizzare agghiaccianti collane fatte con il Das) sia come mamma (costretta a indossare pesantissime collane fatte con il Das). Però oggi, in particolare, c’è una cosa molto bella che mi sembra opportuno segnalare.
Si tratta in realtà di un evento che si è svolto lo scorso weekend e che ha coinvolto un buon numero di Liv Ambassador (Liv, per chi non lo sapesse, è la marca della Bigia, che produce unicamente bici per donne, di cui ho raccontato qui). Evento a cui io non ho colpevolmente partecipato, un po’ perché sopraffatta da arretrati lavorativi e un po’ perché, lo confesso, avevo paura di rallentare la marcia di un gruppo di altre ragazze che ragazze lo sono per davvero, mica come me, e che pedalano di buona lena, mica come me… ma la prossima volta mi alleno come si deve e ci sono di sicuro.
Comunque, quello che è successo è che queste grandi donne (Marta, Cristina, Roberta, Elisa e varie altre che si sono unite al gruppo strada facendo) hanno percorso il tragitto da Rivoli Torinese fino all’Ospedale pediatrico Gaslini di Genova, per portare una testimonianza e fare una donazione alla struttura.
In sella a una gravel Devote (la Bigia, per intenderci) hanno pedalato in autonomia i 205 km che separano la pianura padana dal mare (lo dico perché – dettaglio non trascurabile – c’è di mezzo l’Appennino) e una volta arrivate lì si sono ricongiunte al gruppo “maschile” di Giant Italia per donare all’ospedale 8 push bike destinate ai bambini ricoverati, che sono subito state distribuite nei vari reparti della struttura. Ma non è finita qui: arrivate a Genova, le Liv Ambassador hanno potuto dare voce anche al Giro d’Italia delle cure palliative pediatriche, una raccolta fondi supportato dalla Fondazione Maruzza, Luce per la Vita ONLUS, GiroCPP, AslTO3 e Ospedale San Luigi Gonzaga di Orbassano (per informazioni consultate la pagina IG di MyFamilyBike).
Tutto questo (oltre ad essere stato un viaggio meraviglioso, che ho invidiato molto) ha segnato anche l’apertura di una campagna di crowdfunding, che terminerà in occasione dell’Italian Bike Festival, destinata a raccogliere donazioni a favore dell’Istituto Giannina Gaslini di Genova, uno degli ospedali pediatrici più importanti in Italia e in Europa: la raccolta è già aperta, e potete donare direttamente a questo link. Se potete, fatelo: come si dice in questi casi, ma è verissimo: anche un piccolo contributo è importante.
Insomma, il motivo per cui vi segnalo questa cosa oggi mi sembra abbastanza chiaro: per dare un significato vero alla festa della Mamma, forse il modo migliore è quello di pensare a quelle mamme che stanno vivendo la peggiore delle esperienze immaginabili, regalando un po’ di felicità ai loro bambini ricoverati (e, di conseguenza, anche alle mamme stesse). Perché alla fine lo sappiamo benissimo: essere mamma di qualcuno è un concetto molto più vasto di quello che a volte vogliono farci credere. Possiamo essere tutte/tutti (scusate, ma lo schwa non lo sopporto) mamme, di chiunque: non è certo una questione di anagrafe, ma ha a che fare solo con l’amore, il sostegno, la vicinanza (e in effetti, ora che lo scrivo, mi rendo conto che purtroppo non sono cosa alla portata di tutti: ma per motivi ben diversi dall’avere partorito o meno).
PS: le foto, ovviamente, non sono mie: credit Sottobosco Communication
