Chi visto qualcosa sui social sa già che nel mio piccolo mondo di cicloviaggiatrice c’è una grande novità: la Poderosa si è ritirata in onorevole pensione e al suo posto è arrivato un autentico gioiello: una Liv Devote Advanced 1.
È una bici gravel (per i meno “tecnici”: una via di mezzo tra bici da strada e mountain bike, che va molto bene un po’ dappertutto) con una quantità di caratteristiche fighissime, dalla forcella e telaio in carbonio al cambio elettronico. Tutte cose che ho sempre pensato non fossero rilevanti per una “pedalatrice lenta” quale sono, ma che – dopo le primissime uscite di prova – posso assicurarvi che fanno invece una grossa differenza.
Quello che però mi piace di più nella nuova bici è il concetto da cui nasce: Liv, infatti, è un marchio “gemello” di uno dei più grandi nomi del settore, Giant. E la particolarità di Liv è quella di produrre biciclette esclusivamente dedicate alle donne. Il che significa, in pratica, bici pensate, disegnate e realizzate specificamente sulle proporzioni e dimensioni del fisico femminile, e non adattando a posteriori una bici da uomo. E questa , davvero, è una differenza che si sente, eccome: basta salirci in sella la prima volta per accorgersene (*).
E quindi eccola, la mia nuova gravel. Trovarle un nome (tradizione ormai consolidata) non è stato affatto facile: ho chiesto aiuto un po’ a tutti e alla fine a risultare vincitore è stato il suggerimento di una vecchia amica (grazie, Barbara!): vi presento quindi LA BIGIA.
In bolognese, “biga” si usa per “bicicletta”, e c’è una tostissima ragazza (che vi invito a seguire), Veronica Santandrea, che ha intitolato i suoi social proprio “Cara Biga”. Beh, io non sono così brava e neanche così giovane e carina; io sono una ciclista stagionata e ingrigita… più bigia, per l’appunto. E per una sorta di proprietà transitiva, la mia bici ha un nome che mi rappresenta.
Ma c’è anche un altro motivo: “bigiare”, questa volta in milanese, corrisponde a quello che in altre regioni è “fare forca”, “fare sega”, “fare fughino”… in pratica, in un italiano più aulico e inutilizzato, “marinare la scuola”. E La Bigia ha proprio quel significato lì: il mio mezzo per prendermi una vacanza improvvisa, ingiustificata, arbitraria, per il puro gusto della libertà e di appropriarmi dei miei tempi, magari scappando anche da qualche dovere non poi così essenziale.
Bene, ora che vi ho presentato il mio nuovo gioiello, due parole anche sul viaggio inaugurale: sono in partenza, insieme ad Annita e Giovanni, “Verso Est”: un po’ di giorni tra Friuli Venezia Giulia e Istria, alla scoperta della Ciclovia Parenzana e di altre meraviglie.
Non sto a dirvi altro, perché come al solito ho intenzione di raccontarvi il tour in diretta, giorno per giorno (troverete tutto qui sul blog, se vi interessa l’itinerario la cosa più comoda è iscrivervi alla newsletter: tanto non vi inondo di mail, sono pigra e vi scrivo solo quando ho da raccontarvi i miei viaggi).
Restate in contatto, quindi: spero proprio di avere molte cose da raccontarvi e nuove idee anche per i vostri, di viaggi in bici!
(*) a proposito del fatto che noi donne siamo più della meta degli esseri umani in circolazione, ma che l’intero mondo (strutture, prodotti, orari) è pensato fondamentalmente “a misura d’uomo”, avete letto “Invisibili” di Caroline Criado-Perez (ed.Einaudi)? beh, ve lo consiglio.
