Nell’ultimo post mi ero esibita in un lamentino a 360 gradi. La cattiva notizia è che gli elementi di disagio non sono cambiati di un millimetro; la buona notizia è che ho comunque deciso di reagire.
E la cosa migliore per dare una svolta, ripulirsi dalle negatività e ricaricarsi di energia è – almeno per quanto mi riguarda – partire per un viaggio.
Non riuscirò a ritagliarmi più di una settimana, purtroppo. Ed è già un successo, considerato che la sto inserendo acrobaticamente tra i mille soliti che ti riempiono la giornata : il lavoro, le scadenze, la casa (a proposito, qualcuno ha idea del perché quando un elettrodomestico si guasta, tutti gli altri lo seguono con entusiasmo?).
Comunque, dicevamo: piuttosto che niente, meglio piuttosto. E poi, per proseguire con le banalità, meglio la qualità della quantità.
E l’itinerario che mi sono inventata, secondo me come qualità è al top; lo è anche la compagnia, mantenuta volutamente ridottissima perché – inutile dirlo – in pochi è più facile spostarsi, soprattutto di questi tempi: la mia “storica” socia Annita e – impegni permettendo – il mio amico Giovanni (sì, “quel” Giovanni, il Pdor figlio di Kmer…).
Il nome che ho scelto per la nostra gita a due ruote è “Il giro largo”, alias “da Verona a Venezia allungando di 400 km”. E in effetti, per risparmiare un po’ di tempo, raggiungeremo Verona in treno da Milano (come al solito, è forse la parte che mi preoccupa di più) e poi ci metteremo in sella diretti a nord, lungo la ciclovia dell’Adige: Rovereto, Trento, Bolzano; poi, seguendo l’Isarco, arriveremo dopo Bressanone e poi gireremo a est, immettendoci sul percorso della ciclovia Monaco Venezia. Quella che avremmo dovuto percorrere completamente la scorsa primavera… e adesso, incrociando le dita, ci prendiamo la nostra piccola rivincita: Brunico, Valdaora, Dobbiaco, e poi giù verso sud fino a Cortina d’Ampezzo. Chi ha avuto la fortuna di visitare quella parte delle Dolomiti sa che sto parlando di alcuni dei panorami più belli del mondo, e non sto esagerando.
E anche il seguito dell’itinerario non è da meno: il Cadore, Vittorio Veneto, Conegliano, Treviso per finire a Venezia, da dove rientreremo via treno. In totale, qualcosa più di 500 km in una settimana.
Si parte tra una decina di giorni, e i problemi non mancano: il fatto di dovermi portare avanti con il lavoro, che mi costringe ad autentici tour de force; la mia mancanza di allenamento (che peggiorerà ulteriormente, visto che per quanto detto al punto precedente non riuscirò a staccarmi dal computer fino al giorno della partenza); il meteo, che potrebbe farci pagare con gli interessi il caldo anomalo di questi giorni; le inevitabili complicazioni di chi viaggia in tempi di coronavirus.
In compenso, però, c’è la prospettiva di pedalare in scenari meravigliosi e la riscoperta di un entusiasmo che ultimamente sembrava latitante; oltretutto, quasi involontariamente questo itinerario passa vicino a tantissimi amici, che potremo salutare e che, ad ogni modo, mi stanno sommergendo di preziose indicazioni su dove dormire, come mangiare e cosa visitare.
E poi, resta immutato lo spirito di “se ce l’ho fatta io”: ho previsto tappe piuttosto brevi, in modo da prendercela calma (ho capito nel mio ultimo giro che sopra i 100 km al giorno per quanto mi riguarda la fatica ha la meglio sul divertimento). Ma se per qualche motivo la faccenda si dovesse rivelare più difficile del previsto ed eccessivamente impegnativa, nessun problema: cambieremo i nostri programmi, ridurremo le nostre ambizioni e continueremo a goderci la vacanza: ho solo messo insieme un’idea di itinerario, non ho firmato un contratto. E non mi sentirò affatto sminuita se finirò per qualche motivo a fare meno di quanto avevo previsto all’inizio.
L’importante è goderci il percorso, breve o lungo che sia.
Il 26 settembre si parte: voi seguitemi, io vi racconterò giorno per giorno, come al solito, quello che stiamo combinando.