Un weekend a Bormio è un po’ poco per tutte le cose che ci sono da fare e da vedere (e pure da mangiare e bere, già che ci siamo). Ma è abbastanza per farti venire voglia di tornarci al più presto, anche se – come è il mio caso – per vari motivi hai deciso ormai da qualche anno di appendere gli sci al chiodo.
Già, perché Bormio non è solo un “posto per lo sci”, ma è molto di più: in primo luogo una bella cittadina di origini antiche, di cui conserva molte memorie nel suo centro storico e nei suoi quartieri/contrade, che qui si chiamano “reparti”, come per esempio quello di Combo, al di là dell’Adda, con le sue costruzioni tipiche di epoca medievale.
Insomma, a Bormio oltre allo sci c’è molta storia e molta cultura, ma in tutto il comprensorio ci sono anche parecchie altre cose piacevoli e divertenti da fare.
Io, per esempio, ieri ho provato una passeggiata all’interno del Parco Nazionale dello Stelvio in fat e-bike (bici a pedalata assistita con pneumatici extra-large che si usa per pedalare sulla neve, per intenderci) ed è un’esperienza che consiglio vivamente.
Partiamo dalle indicazioni pratiche: se volete farlo, potete andare a Santa Caterina Valfurva (che da Bormio dista una dozzina di km) da Fat Bike Emotions, dove c’è Andrea che, oltre a essere molto gentile e competente, ha una flotta di fat e-bike di alto livello e perfettamente tenute. E, soprattutto, organizza una serie di escursioni guidate all’interno del Parco, che conosce come le sue tasche; noi, per esempio, dopo essere saliti lungo la strada innevata che va verso il ghiacciaio dei Forni, a un certo punto abbiamo lasciato le bici e siamo saliti a piedi su un sentiero laterale per un quarto d’ora, fino ad avvistare grandi gruppi di stambecchi che si muovevano tra le rocce, con le femmine nelle vicinanze dei cuccioli e un maschio maestoso, con le sue grandi corna, che sorvegliava il tutto dall’alto di uno sperone di roccia. Uno spettacolo naturale emozionante, che capita ben di rado di ammirare.
Tornando alla parte più specificamente ciclistica… beh, diciamo che non è proprio un giretto di tutto riposo. Per prima cosa l’assetto in sella è un po’ diverso dalla posizione “normale” (non dico di Lady B, ma anche di una qualunque gravel); poi, se non si è già abituati alle bici elettriche, c’è da prendere un po’ di confidenza con il motore e i suoi diversi livelli di intensità. Poi c’è il fatto che nonostante le gomme larghe e tassellate, la neve scivola (bella scoperta, direte voi) e se ci sono tratti freschi o poco battuti stare in piedi può rivelarsi un pochino macchinoso. Ma soprattutto, nonostante l’aiuto del motore, il procedere non è proprio scorrevolissimo, e quando ti ritrovi davanti a una bella salitona innevata devi comunque darti da fare parecchio sui pedali; se a questo aggiungi l’effetto quota (siamo a circa 1900 metri) ti ritrovi con un bel fiatone nonostante il “turbo”. Niente di terribile, intendiamoci: solo per dire che la faccenda richiede un pochino di impegno fisico (ma a livello “se ce l’ho fatta io”, non da atleta olimpica!) e include una bella sudata.
Il che, peraltro, è provvidenziale considerato come si mangia e si beve da queste parti; a questo proposito, segnatevi questo nome: Agriturismo Baita de l’All e siatemi grati, perché vi sto segnalando un vero gioiello.
Ma le cose da fare a Bormio non sono finite qui, tutt’altro. Perché c’è anche tutta la parte termale, che in realtà è l’aspetto che ha reso famoso Bormio già molti secoli prima dell’era dello sci. Queste sorgenti naturali – ce ne sono ben 9 – sono note fin da epoca medievale (c’è chi dice addirittura dai tempi dei romani). Poco sopra il paese ci sono i Bagni Vecchi e i Bagni Nuovi, che oggi corrispondono a due grandi strutture con hotel del Gruppo QC terme. La prima, come dice il nome, è quella di origini più antiche ed è un susseguirsi di vasche, grotte, saune e sale all’interno (e anche all’esterno, con una panoramicissima piscina a sfioro vista montagna) di un complesso antico e molto suggestivo.
I Bagni Nuovi, invece, sono nuovi per modo di dire: il grande albergo che ne è il cuore venne costruito all’epoca dell’apertura della strada dello Stelvio, nella prima metà dell’Ottocento, ed era meta di villeggiatura di gran lusso (“sette cortine di tende per ogni finestra” secondo i racconti di qualche trisnonna) per nobili e alta borghesia che qui venivano a “passare le acque” e a coccolarsi. Dopo un lungo periodo di decadenza e di abbandono, in tempi molto più recenti la struttura è stata rilevata e interamente ristrutturata, e ora è un lussuosissimo “cinque stelle” con la sua fighissima spa di acqua termale. Non senza, però, qualche curioso residuo del passato: proprio ai bagni nuovi, nei tempi antichi, era a disposizione di contadini e allevatori del posto una vasca di acqua termale per il lavaggio di pecore e cavalli. La vasca esiste tuttora, e sembra che la norma per suo il libero utilizzo a tal fine non sia mai stata abrogata: il risultato è che, almeno in teoria, se avete una pecora o un cavallo potreste telefonare alla reception del cinque stelle e dire che volete andate lì a lavare l’animale. Giuro che se trovo qualcuno che mi presta una pecora, prima o poi ci provo.

È mica è finita qui: oltre a queste due grandi strutture private, a due passi dal centro ci sono anche le Terme di Bormio, che sono invece una struttura pubblica. A differenza dei bagni vecchi e nuovi, qui non c’è albergo annesso: si paga l’entrata e si ha accesso a un altro bel complesso – moderno e ben tenuto – di piscine, saune, beauty farm; e in questo caso c’è anche un vasto settore di “vere” cure mediche termali, con specialisti, sale di riabilitazione e direzione sanitaria. Qui l’atmosfera è un po’ meno sofisticata e un po’ più “nordica”, rispetto agli altri due complessi, ma per come la vedo io non è certo un difetto. Diciamo che si tratta di stili diversi, ma una cosa è certa: se vuoi rilassarti e coccolare i tuoi muscoli dopo una pedalata o una sciata, non hai che l’imbarazzo della scelta.
Da Bormio è tutto, almeno per questa volta. Perché con la mia fat e-bike non sono nemmeno riuscita a raggiungere il rifugio in cima al sentiero; e a questo punto ho un conto aperto con le pedalate sulla neve.
