Post in ritardo: un po’ perché mi è già finito il roaming, dormiamo in un posto dove il Wi-Fi non funziona e non so come posso riorganizzarmi per tornare on line. Un po’ perché non ho avuto la forza di raccontare la nostra giornata di tappa “di trasferimento” da Toulouse a Gujan-Mestras causa devastante stanchezza, né quella successiva.

Non per il trasferimento in sé, che è andato benissimo; anzi, sono sempre più convinta che in un lungo viaggio in bici una giornata senza pedalare ogni 7/10 giorni sia assolutamente indispensabile e un vero toccasana. Il fatto è che siamo incappati in una giornata di caldo torrido che ci ha letteralmente tagliato le gambe: 32 gradi a metà pomeriggio… e per fortuna che eravamo seduti al bar, anziché in sella!
(…DA QUI IN AVANTI NIENTE FOTO PERCHR CARICARLE È UN’AGONIA. PROMETTO CHE LE POSTO APPENA TROVO UN COLLEGAMENTO DECENTE)
Questo, comunque non ci ha impedito di goderci l’emozione dell’arrivo sull’Atlantico e soprattutto quella di un giro ad Arcachon e la salita alla Dune di Pilat, lì vicino. Pere chi non lo sapesse, si tratta di un’immensa d’una di sabbia finissima, la più grande in Europa, alta poco più di 100 metri e lunga 3 km, che si tuffa da un lato nelle acque dell’oceano e dall’altra in una foresta verdissima e profumata. Un luogo quasi magico, che per fortuna quando siamo arrivati noi era frequentato, ma non sommerso da orde di turisti come probabilmente avviene di solito (questo grazie al fatto che molti erano stesi al piedi della salita in preda a colpi di calore… ma anche nel turismo vige la legge del più forte!).
Altra scoperta interessante è il fatto che proprio lo specchio d’acqua che circonda Gujan-Mestras è il maggior produttore di ostriche di tutta Europa: cosa di cui Franz e io (gli unici due che apprezzano) abbiamo abbondantemente approfittato a cena, dato che un piatto di ostriche qui costa più o meno come una porzione di salume.
Per fortuna un mega-temporale nella notte ha abbassato decisamente le temperature, è quella che abbiamo potuto goderci ieri è stata una perfetta giornata in bici, che mi ha confermato come i cambiamenti di programma siano tante volte un vero toccasana. Bisognerebbe davvero imparare a sopportare quel minimo di incertezza quando si viaggia, prenotando solo le cose assolutamente indispensabili e lasciando il resto indefinito; altrimenti, pensando di far bene e di ottimizzare, ci si nega tutta quella parte di imprevisto e di sorpresa che è l’aspetto migliore dell’andare in giro. E quel che è peggio è che il reale motivo di tutta questa pianificazione, lo sappiamo benissimo, non è organizzarsi meglio, ma mettere a tacere le nostre paure e le nostre insicurezze
Tornando al percorso in bici, 77 km in direzione nord ci hanno portati ieri fino alla località di Lacanau-Océan, e oggi altri 76 km ci hanno permesso di raggiungere il delizioso paese di Surlac, pieno di tipiche casette in stile Art Nouveau che si alternano a negozi per surfisti.
Il tutto attraverso un tracciato che è il sogno di qualsiasi cicloturista. Confesso che quello che mi tratteneva maggiormente dal venire a pedalare da queste parti era l’inquietante nome dato alla ciclovia che percorre tutta la costa atlantica, denominata “La Vélodyssée”: praticamente, un’odissea in bicicletta. Il che mi evocava percorsi faticosissimi e devastanti, pensati per giovani muscolosi e votati alla sofferenza… niente di più diverso dalla realtà. Il tracciato è praticamente perfetto: ben segnalato, ben asfaltato, sempre o quasi su spazi riservati esclusivamente alle bici, con una serie di segnaletiche e di strutture ad hoc (dai cartelli stradali alle mini-rotatorie per ciclisti) che ogni tanto ti danno la buffa sensazione di trovarti in un percorso didattico, più che su una vera strada.
Ma è soprattutto il panorama a essere straordinario: centinaia di km in mezzo a una foresta di pini e fiori selvatici, che cresce sulle dune di sabbia al bordo dell’oceano; dune e costa a cui si accede attraverso i frequenti varchi che danno accesso alle varie spiagge. Insomma, una vera meraviglia, anche se In alcuni punti (come la quindicina di km a nord di Gujan- Mestras) il su e giù attraverso le ondulazioni del terreno dava un po’ l’effetto “montagne russe” e metteva abbastanza alla prova fiato e gambe.
Lady B e le altre Brompton continuano a comportarsi benissimo, anche se mi rendo conto che il nostro gruppetto sia piuttosto stravagante: quattro persone già abbastanza avanti con gli anni, carichi come muli, che pedalano come matti in sella a biciclettine dalla ruote minuscole. Continuo a ripetermi che quelli che riceviamo sono sguardi di ammirazione, ma in realtà temo che siano solo frutto di incredula curiosità e che l’effetto che facciamo sia quello di una banda di orsi ammaestrati scappati dal circo.
Ma chi se na frega… l’importante è divertirsi, è la nostra formula a quanto pare sta funzionando benissimo. Quindi avanti così: sempre il direzione nord, alla volta di La Rochelle… ci sentiamo presto!
(Wi-Fi francese permettendo: negli alberghi funziona una volta su cinque, e ieri quando ho chiesto alla cameriera del ristorante dove cenavamo se c’era una rete mi sono sentita rispondere “sì, ma è per noi, ci serve per lavorare.” Mah…)