Eccoci, finalmente: oggi abbiamo pedalato i primi 65 km della Ciclovia Parenzana, da Muggia a Grisignana. Tutti noi (non solo io, ma anche Annita e Giovanni che sono in viaggio con me) avevamo alte aspettative su questo percorso; il che di norma è un ottimo sistema per rimanere delusi. Questa volta invece le cose sono andate al contrario: la ciclovia si è rivelata ancora più bella di quanto ci aspettassimo.
Si esce quasi subito dall’Italia per entrare in Slovenia: una quarantina di km che si snodano in buona parte a bordo mare, su comode piste asfaltate che permettono una pedalata facile e tranquilla.
Quando poi si entra in Croazia (ma non immaginatevi delle vere frontiere: c’è giusto un segnale che indica il passaggio da uno stato all’altro) le cose cambiano bruscamente: il percorso si fa sterrato, iniziano delle salite mai ripide, ma lunghe e costanti, e soprattutto ci si stacca dalla costa per immergersi in un panorama verdissimo, tra boscaglie e prati fioriti.
Certo, lo sterrato richiede un po’ più di impegno e di attenzione: un aspetto su cui ero stata abbondantemente messa in guardia; ma anche in questo caso, almeno fino a questo punto, devo dire che non è il caso di drammatizzare troppo le cose. È ovvio che ci sono tratti di strada bianca più regolari e altri assai più sassosi e dissestati: ma tutto sommato niente di così improponibile, e soprattutto niente di diverso da quanto si trova su altri percorsi ritenuti più “tranquilli” (un nome su tutti: la Ciclovia del Canal du Midi, in Francia, il cui fondo è per la più gran parte un concerto di sassi, buche e altre scomodità).
E poi, ci sono le scoperte straordinarie che si fanno lungo la strada: nella piccola località di Volpija, nei pressi di Bujie, si trova per esempio un locale che vi raccomando vivamente: si chiama (con non molta fantasia, va detto) “La Parenzana” ed è un vecchio casale ristrutturato e convertito a ristorante, gestito da una simpatica coppia (lei in cucina, lui ai tavoli). Nelle belle giornate, come oggi, si pranza all’aperto, sotto gli ulivi, godendosi una cucina (è una cantina) davvero memorabile, fatta di ingredienti del territorio. E anche questa, per me che non sono praticamente mai venuta da queste parti, è stata una sorpresa: perché in qualche modo, pensando alla matrice slava della lingua (meno male che quasi tutti parlano benissimo italiano e i cartelli sono bilingui, perché altrimenti non si capisce un tubo) mi ero fatta l’idea di una campagna più “nordica”, austera, da luogo del nord. Invece: colline con ulivi, vigneti, fiori selvatici ovunque. Una specie di Toscana molto meno popolata di paesini, e quindi ancora più verde e naturale.
Questa sera dormiamo a Grisignana, che si trova esattamente a metà dei 120 km di percorso e che è un paesino dalla storia notevole. Costruito sulla cucuzza di un colle, con un dedalo di viette acciottolate e vecchie casa di pietra grigia, fino a poco più di 50 anni fa era di fatto un borgo fantasma, completamente abbandonato e lasciato in rovina. Un artista locale decise allora di stabilire lì il suo quartier generale, ristrutturando una casa, iniziando a invitare altri artisti e organizzando una serie di iniziative che nel tempo si sono autoalimentate: mostre, concerti, scuole musicali. Tutto all’insegna dell’arte, che ha permesso a questo villaggio di rifiorire e di diventare il gioiello che è oggi. Anche perché un’altra caratteristica del posto è la vista straordinaria che offre sulla natura sottostante, in qualunque punto ci si trovi. Noi per esempio dormiamo (vi dò qualche altro riferimento testato, che può sempre tornare utile) in un bellissimo B&b di alto livello, appena ristrutturato, sulla piazzetta accanto alla chiesa (B&b Artegnana): e da qui il panorama si apre a dismisura fino a comprendere il mare in lontananza; ma anche dal versante opposto del paese, un gran numero di scorci e di terrazze regalano la vista dall’alto dell’interno del paese, in un susseguirsi di colline verdissime (panorama che si gode ancora meglio davanti a una birra e a una buona pizza: il bistrot aModoMio è un altro nome da segnare).
Vorrei parlarvi anche più in dettaglio della storia della ciclovia Parenzana e di come è nato questo percorso, ma le cose stanno andando per le lunghe: facciamo che ve lo racconto sul treno per il ritorno, perché mi sa che anche nei prossimi giorni ci saranno un bel po’ di cose di cui parlare. A partire da domani: si va a Parenzo!!
