Eccoci a Orsières. Un po’ provate e abbastanza stanchine, per dire la verità, ma comunque soddisfatte: 19 km, circa 900 metri di dislivello positivo e circa 500 di dislivello negativo: in pratica un continuo su e giù tra sentierini, vie sterrate e strade asfaltate.
Ad essere faticosa è soprattutto la prima parte: poco dopo Martigny, infatti, la valle si stringe per parecchi km, tanto che nella strozzatura passano a stento il fiume e la strada carrozzabile (abbastanza trafficata) del Gran San Bernardo. Il risultato è che i camminatori sono costretti su un viottolino impervio a mezza costa, che alterna salitone e ripide discese decisamente poco “scorrevoli” dal punto di vista della camminata: tra pietre e aghi di pino, in caso di pioggia questo pezzo dev’essere davvero un problema da percorrere.
A noi invece è andata bene (anche se con il costante accompagnamento sonoro delle auto qualche decina di metri sotto di noi), soprattutto perché quantomeno il percorso è tutto in mezzo al bosco, quindi in ombra. Il che, con il caldo micidiale di questi giorni (siamo parecchio sopra i 30 gradi) è una mano santa.
Così siamo arrivate in tarda mattinata a Sembrancher, grazioso paesino poco oltre la metà strada, di fatto semideserto. Le poche persone che ci sono, però, sono di una gentilezza quasi commovente: abbiamo chiesto a una signora nel suo studio di fisioterapista dove trovare un bar e questa, dopo averci spiegato, ha aggiunto che se avessimo trovato chiuso potevamo tornare da lei, che ci avrebbe preparato volentieri il caffè a casa sua. Invece il negozio era aperto: un bar-panetteria in cui la proprietaria, non avendo trovato nessuno che potesse timbrarci la credenziale, si è sbizzarrita disegnandoci a mano il suo personalissimo sigillo, e rifornendoci di un sacchetto di focaccine in regalo, per buon auspicio.
L’arrivo a Orsières, poi, è un po’ meno comodo di quanto sembri a prima vista. Quando si arriva ormai in vista del paese – e sembra che manchino ormai solo pochi minuti di discesa – per evitare la strada carrozzabile il percorso piega nuovamente verso l’alto. E non per poche centinaia di metri: prima si segue una Via Crucis in legno che si inerpica nel bosco (soffocando imprecazioni decisamente poco consone al tracciato religioso) poi si taglia per i campi, poi si risale di nuovo per evitare una frana… insomma, quando si arriva in paese dopo una mezz’ora buona di strada, si è decisamente cotte.
Comunque, tanto per cambiare, l’umore è ottimo e noi proseguiamo tra chiacchiere e risate, cercando refrigerio con qualche doccia sotto gli spruzzi dei molti irrigatori che innaffiano i prati e pascoli.
Stasera, oltretutto, ci siamo godute una cena con i fiocchi nell’albergo (Hotel Terminus) dove siamo alloggiate, gestito da una simpatica coppia franco-canadese e ristrutturato in modo da fornire, oltre alle normali camere d’albergo, anche una sistemazione in camerate tipo. E il ristorante, come dicevo, smentisce i soliti luoghi comuni sulla cattiva cucina della Svizzera.
Domani si continua a salire: direzione Bourg St. Pierre. Forse (ma solo forse) è una tappa un po’ più leggera di oggi; quel che è certo è che dovremo farla di buon passo, perché dopo mezzogiorno sono previsti temporali.
Vedremo come va: come si suol dire, se per domani non avete mie notizie, mandate i cani… tanto qui ci sono per davvero!!