Primo “vero” giorno di viaggio, oggi. Ma per immergere anche voi fin da subito nell’atmosfera di questo “60×60” è bene che parta dalla giornata di ieri, che potremmo considerare il prologo… e un inizio davvero speciale.
La prima tappa, infatti, era un semplice trasferimento in treno da Milano a Ginevra, con la mia amica Chiara ad accompagnarmi in queste prime giornate. Tutto perfetto: treno confortevolissimo (anche perché il supporto di Interrail mi ha dato accesso a una fighissima prima classe), carico e scarico delle Brompton senza il minimo problema, arrivo in orario (cioè poco dopo mezzogiorno) con un po’ di tempo a disposizione per visitare Ginevra.
Che – va detto come prima cosa – è una città cara come il fuoco, ma è anche bellissima, soprattutto se vista in una luminosa giornata di cielo terso e brezza fresca. Una vera meraviglia – ovviamente con tutte le piste ciclabili che si possono desiderare – di cui abbiamo potuto esplorare il tranquillo centro storico, pieno di riferimenti di ogni tipo. Già, perché questa è la città dove Calvino ha avviato la sua riforma, dove Mary Shelley ha scritto il romanzo Frankenstein, dove hanno sede praticamente tutte le maggiori organizzazioni internazionali (dalle Nazioni Unite all’OMC) tra cui – vero orgoglio cittadino – la Croce Rossa Internazionale, che per essere precisi si chiama “Comitato internazionale della Croce Rossa”. Fondata proprio qui, nel 1863, da allora si occupa della protezione e assistenza delle vittime dei conflitti armati e di altre situazioni di violenza: attività diventate tristemente ancor più di attualità negli ultimi tempi, come abbiamo potuto vedere dalle immagini dei notiziari.
Da molto tempo desideravo visitare il Museo della Croce Rossa, che si trova presso la loro bellissima sede, immersa nel verde e affacciata dall’alto sul lago. Ma a quanto pare, come vi dirò in seguito, una delle caratteristiche di questo viaggio è quella di arrivare nel giorno sbagliato: e infatti, tutti i musei il lunedì sono chiusi.
Però abbiamo avuto la nostra rivincita, e con gli interessi, perché a Ginevra Chiara ed io siamo state ospiti a casa di Greta: che è in primo luogo una delle migliori amiche di mia figlia, è una ragazza in gambissima, frequenta da molto tempo casa mia tanto che la considero una specie di nipote aggiuntiva e ora, dopo varie esperienze un po’ in tutto il mondo, abita proprio a Ginevra, dove lavora – guarda un po’- per la Croce Rossa.
Così, grazie a lei, nel tardo pomeriggio ci siamo guadagnate una visita privata e guidata non al museo (che resta tra i miei obiettivi, comunque) ma negli uffici veri, dove si lavora, si organizzano missioni e dove, in una splendida sala panoramica, sono esposti i tre Premi Nobel per la Pace ricevuti nel corso degli anni, e pure l’originale della famosa “convenzione di Ginevra”. Che vi devo dire, sarò un po’ sentimentale ma a me vedere dal vero queste cose mi ha emozionato e commosso.
Per passare a temi più prosaici, un consiglio se vi trovate a Ginevra: per cena, andate a mangiarvi la più buona fonduta della città (e la migliore che abbia mai mangiato, in assoluto) in un posto molto particolare: il pontile dei Bains de Pâquis. Qui, in una piattaforma protesa sul lago, si trovano delle popolarissime terme pubbliche e soprattutto un ristorante (più che altro una trattoria molto ma molto informale) gestita da un’organizzazione che si occupa del reinserimento sociale di persone svantaggiate. E che ti permette di mangiare su tavoli all’aperto, in un’atmosfera allegra e un po’ caciarona, una strepitosa specialità locale ammirando la luce del tramonto sul lago con il Jet d’Eau (quella immensa fontana a spruzzo simbolo della città) sullo sfondo e chiacchierando piacevolmente. Non avrei potuto chiedere di meglio come finale della prima giornata.
Ma veniamo a oggi. La partenza prevedeva un primo, breve tragitto in treno per evitarci un pezzo di salita su strada statale: in teoria avremmo dovuto scendere alla stazione di Seyssel-Corbonod, un paesino a poco più di mezz’ora da Ginevra, per poi immetterci direttamente sulla “Via Rhona” (la ciclovia che segue il corso del Rodano) e iniziare così la nostra avventura a pedali.
Giuliva prima della partenza
Peccato che di fatto non siamo riuscite a scendere dal treno: e non perché fossimo troppo cariche (il set “bici piegata + bagagli” funziona benissimo), o perché fossimo distratte (ci eravamo preparate con abbondante anticipo, impalate davanti alla porta affardellate con tutte le nostre carabattole, pronte a lanciarci giù dal vagone. Ma è successo che, dopo un annuncio piuttosto incomprensibile, il treno si sia fermato nel bel mezzo del nulla; nel senso: binari da un lato, una sconnessa striscia di cemento larga 30 centimetri dall’altro, boscaglia tutto intorno, le porte chiuse e senza alcun segno di vita. “Starà aspettando di entrare in stazione”, ci diciamo Chiara ed io.
E infatti un minuto dopo il treno riparte. E scorre pochi secondi dopo davanti al cartello “Seyssel-Corbonod”. E continua la sua corsa. E accelera. E continua ad accelerare.
Dopo cinque minuti di disorientamento, dobbiamo arrenderci all’evidenza: lo stop nel nulla era la fermata, noi avremmo dovuto aprire le porte a mano e il risultato è che stavamo venendo trasportate nostro malgrado verso ignota località.
Le pratiche infrastrutture della stazione di Culoz
Località che si è poi rivelata il paese successivo, dal memorabile nome di Culoz. A parte il fatto di aver dovuto scavalcare i binari arrampicandoci sui gradini di un ponte in ferro di altezze siderali, in realtà la nostra deviazione involontaria si è effettivamente rivelata un colpo di fortuna, dal momento che – abbiamo scoperto dopo – se fossimo scese alla fermata prevista ci sarebbe toccata una bella salita lungo una trafficata provinciale. Tagliando questa quindicina di km, invece, siamo riuscite a inserirci sulla Via Rhona in un punto in cui la ciclabile è assolutamente perfetta: larga , asfaltata, perfettamente segnalata e sostanzialmente pianeggiante. E, soprattutto, paesaggisticamente splendida: il Rodano, a questo punto del suo corso, è un fiume sontuoso: ampio e pieno di slarghi che creano dei veri e propri bacini, fiancheggiato da coste verdissime, con i profili delle ripide coste delle montagne tutto intorno. Un panorama che cambia ad ogni curva, e che ti permette anche di attraversare piccoli paesi antichi dalle tipiche costruzioni dai grandi tetti spioventi (se passate da queste parti, tenetevi una mezz’oretta per una birra ristoratrice a Chanaz).
Così, tra una risata e un’esclamazione di meraviglia siamo arrivate in tutta tranquillità dopo poco meno di 50 km in totale alla nostra meta di stasera, il paesino di Murs et Geligneux. Luogo piacevolissimo, dove dormiamo in un comodissimo bungalow all’interno di un campeggio (“Ile de la Comtesse”). L’ “effetto Culoz”, però, pare averci temporaneamente abbandonato: perché l’unico ristorante vicino al camping il martedì è chiuso, e non c’è assolutamente altro posto dove poter mangiare qualcosa. Alla fine abbiamo dovuto arrangiarci con del riso bollito (senza sale) e un paio di scatolette recuperate al mini market del campeggio… cena consumata in allegria e in una deliziosa veranda nel verde, ma non esattamente un menu da sogno.
E quel che è peggio è che qualcosa di simile ci capiterà sicuramente anche domani sera: perché dopo aver parlato con la simpatica proprietaria dell’albergo dove dormiremo domani e che ospita un rinomato ristorante, ho scoperto che proprio il mercoledì – cioè domani- è il loro giorno di chiusura. In pratica, dove ci troviamo oggi il giorno di chiusura è il martedì; dove saremo domani (75 km più avanti) giorno di chiusura è il mercoledì… a questo punto mi aspetto di scoprire che dopodomani a Lione, dove contiamo di arrivare, il giorno di chiusura di tutti i ristoranti sia il giovedì è che la maledizione si completi.
Per la cronaca, l’albergatrice di domani mi ha detto che il ristorante più vicino è al paese “sopra” (?), a 6 km da lì (!), e che l’unica alternativa è un take away che fa pizza e hamburger… “ma potete eventualmente mangiare in camera “.
Se per caso qualcuno che legge riesce a farci recapitare per domani sera un Deliveroo con un qualsiasi cibo decente, avrà la nostra eterna gratitudine; l’indirizzo è Hotel Le Val d’ Amby, Hières-sur-Amby, Francia.
A presto!!
Il mini market del nostro campeggio offre poco, ma quel poco suona di presa in giro