Non abbiamo ancora incominciato a camminare, ma stasera posso dire di essere già stanchina. Non perché ci sia stato qualcosa di storto, in questa giornata di trasferimento che ci ha portato da Milano a Martigny. Tutt’altro: treni in perfetto orario nonostante lo sciopero, viaggio gradevole, hotel comodo.
Il fatto è che, a parte il caldo micidiale che taglia le gambe (siamo a fondovalle e ci sono circa 35 gradi) Martigny è una città piena di cose da vedere, e per concentrarle tutte in una mezza giornata bisogna trottare parecchio.
Plan Cerisier, per esempio, è un piccolo sobborgo panoramicò, nel cuore dei vigneti che sovrastano il paese, composto di piccoli masi in pietra e legno e tenuto come un giardino, in cui si può pranzare all’ombra di un grande platano e sbevazzare l’ottimo vino locale (il Petite Arvine ve lo raccomando vivamente).
Dopo di che, si sarebbe pronte per una bella siesta, se non fosse per la quantità di cose da vedere, che meritano lo sforzo di alzarsi da tavola e trascinarsi nella calura.
A partire da Barryland: il museo dei Cani San Bernardo, bello e interessante per tutti, ma assolutamente fantastico per chi – come me – va matta per i cani. Già, perché in questa grande struttura si trova ricostruita la storia di questi luoghi (che è lunghissima e ricca di eventi), ma, soprattutto, ci sono “loro” in persona: gli splendidi cani San Bernardo che se ne stanno nelle loro grandi cucce/stanze, e che ogni ora per una quindicina di minuti sono disponibili per coccole in diretta da parte del pubblico. Di questi tempi, i cagnoni non sono più utilizzati per ricerche e salvataggi in montagna, sostituiti da metodi più tecnologici. Ma resta immutata la loro vocazione ai servizi “sociali” nei confronti di bambini, anziani, portatori di handicap; e vedere la dolcezza con cui sono capaci di rapportarsi con chiunque, ha davvero qualcosa di commovente.
Ma ci sono anche molte altre cose da vedere, a Martigny: la Fondation Gianadda con le sue mostre d’arte, i suoi reperti archeologici, il giardino delle sculture, il museo di auto d’epoca; i resti romani che comprendono un anfiteatro e un raro esempio di “mitreo” (luogo di culto di una misteriosa e antichissima divinità di origine iraniana, dal bellicoso nome di Mitra); un castello (la Batiaz) che sovrasta l’abitato e in cui si trova tra l’altro un ottimo ristorante in stile vagamente medievale.
Non vi racconto altro, per stasera, perché è già tardi e devo andare a dormire. Domani sveglia all’alba per tentare di sfuggire alla calura, ci aspettano una ventina di km di salita fino al villaggio di Orsières.
Nel frattempo non sono neppure riuscita a mettere in atto la “cura da cavallo” per il mio polpaccio dolorante, perché non sono riuscita a procurarmi la leggendaria arnica per uso veterinario.
Vedremo come va: domattina presto zaino in spalla e scarponi ai piedi, si incomincia a fare sul serio!