Nei nostri propositi doveva essere una giornata leggera, ma alla fine la tappa di oggi – che ci ha portate da Giulianova a San Vito Chietino – è arrivata a segnare un’altra ottantina di km. Non proprio di tutto riposo, ma assolutamente meritevole: gran parte del percorso si svolge letteralmente a bordo spiaggia, o addirittura ancora più vicino al mare, da cui si è separati solo da massicciate di scogli.
Ma non solo: in questo tratto si pedala anche all’interno di grandi pinete curate come giardini, si attraversano oasi naturalistiche come quella di Torre del Cerrano che custodisce rare varietà botaniche, si raggiungono cittadine dense di memorie storiche come Ortona con il suo castello Aragonese, si supera il più lungo ponte ciclopedonale d’Italia (quello di Pescara, visionaria opera che in quasi mezzo km di percorsi riservati supera l’omonimo fiume).
Certo, non proprio tutto fila liscio come l’olio: in questa stagione, per esempio, ci sono molti cantieri che stanno costruendo o ricostruendo i ponti e le passerelle sui vari fiumi e torrenti che si gettano a mare lungo il percorso. Il risultato è che ogni tanto ti ritrovi di punto in bianco con la ciclabile interrotta e sei costretta a fare dietro front e risalire verso l’interno, attraversando la ferrovia e immettendoti sulla Statale Adriatica, piena di traffico pesante e decisamente poco piacevole.
Già che siamo sulle parti negative, anche la salita a Ortona è piuttosto complessa; in parte, inevitabilmente, per la posizione stessa della città, costruita su uno sperone di roccia quasi a picco sull’acqua; in parte anche per la totale assenza di segnaletica che ti costringe a procedere a lume di naso, affrontando salite parecchio impegnative (per me, almeno) sempre con il dubbio e il timore che quella che hai preso non sia la strada giusta e che ti toccherà ritornare sui tuoi passi sprecando tutta quella faticaccia.
Comunque, in un modo o nell’altro a Ortona siamo arrivate abbiamo ammirato il panorama dall’alto, siamo ridiscese verso il mare e abbiamo finalmente imboccato uno dei tratti più tipici e spettacolari dell’Abruzzo Bike to Coast: quello della costa dei trabocchi.
Questa parte, appena completato, si snoda sul vecchio tracciato ferroviario vicino al mare, addentrandosi ogni tanto in una serie di gallerie ciclabili ampie e ben illuminate; nella luce del tardo pomeriggio, con il rumore delle onde che battono la costa a pochi metri, una vera meraviglia.
E poi ci sono loro: i trabocchi, gigantesche costruzioni dall’aria sgangherata che si staccano dai pontili e che hanno dato il nome a questo tratto di costa. La cosa pazzesca di questi “cosi” (non saprei come altro chiamarli) sono le dimensioni, che abbiamo osservato da vicino in una gita serale sul molo di San Vito, beccandoci un cospicua dose di spruzzi di onde: sono immensi, costruiti dall’incastro caotico di una quantità di tronchi di legno che si incrociano, si accavallano e sporgono da tutte le parti, dando all’insieme un aspetto onirico e un po’ impressionante, quasi da mostruoso animale preistorico con le zampe a mollo nell’acqua. Che poi, tanto caotica la tecnica costruttiva non dev’essere, considerato che i trabocchi se ne stanno lì da non so quanto tempo sfidando venti e mareggiate; noi, però, sotto sotto siamo state sollevate dallo scoprire che i ristoranti allestiti in questi trabocchi (a San Vito ce ne sono due) in questo periodo sono chiusi. Pare che una cena lì sia un’esperienza indimenticabile, ma con il vento e la mareggiata di ieri sera penso che avremmo mangiato con la paura di finire in acqua da un momento all’altro.
Ah, a proposito di vento: ieri pomeriggio è tornato, gelido. Ci stiamo coprendo con tutto quello che abbiamo portato, imbottendoci come omini Michelin, ma confesso che non avrei mai pensato di trovare simili temperature da queste parti. Tanto più che eravamo anche ancora un po’ umidicce per l’acquazzone preso a Pescara, dove secondo i bollettini meteo avrebbero dovuto scendere al massimo due innocue gocce per qualche minuto: noi, fiduciose, abbiamo continuato a pedalare, con il risultato che dopo mezz’ora eravamo completamente fradice, congelate e gocciolanti. Quando la realtà batte la teoria.
Domani sarà una giornata particolarmente densa e complessa, e in questo momento stiamo cercando di pianificare e organizzarci al meglio… ma il resto del nostro itinerario ve lo spiego domani, sperando di essere effettivamente riuscite a venirne a capo.
