“Purtroppo- mi dice Vítek, la simpatica guida cicloturistica che mi accompagna in questo viaggio e che mi accoglie all’aeroporto di Praga – nel Paese è in corso un’ondata di calore e le temperature sono altissime: anche sopra i 25 gradi”. Lo tranquillizzo facendogli presente che da noi va già bene se si resta sotto i 40, ma giusto per darvi l’idea di come questa mia settimana a pedali è iniziata davvero alla grande.
Il programma è quello di percorrere buona parte della “ciclovia della cortina di ferro” in territorio ceco: percorso che, a sua volta, è parte del lunghissimo itinerario Eurovelo 13 (che la cortina di ferro se la percorre tutta per oltre 10.000 km, dalla cima della Norvegia alle coste della Bulgaria).
Il che ci ha portato ad alcune ore di trasferimento in auto per arrivare all’estrema propaggine occidentale della Cechia, che se guardate le mappe è una specie di lingua che si sporge in territorio tedesco. Per arrivarci in auto, nonostante quello che si può a volte vedere sulle cartine, l’unica soluzione è quella di aggirare la zona passando dalla Germania: questo perché, dalla 2a guerra mondiale in avanti, qui c’era un’ampia fascia di “terra di nessuno”, abbandonata e vuota, frequentata solo dalle pattuglie cecoslovacche di frontiera.

Una storia drammatica che però ci ha lasciato una gran bella eredità: oggi, seppure n alcuni tratti un po’ scalcagnata, la strada di sorveglianza esiste ancora ed è diventata una ciclovia memorabile.
Confesso che non avevo la minima idea di cosa aspettarmi, da queste zone: nella mia ignoranza geografica (e pure storica, come poi vi dirò), temevo da un lato un noioso piattume vivacizzato solo da qualche reperto di filo di spinato, o in alternativa un itinerario spaccagambe su ignote e impervie montagne.
La sorpresa, per questo, è stata ancora migliore: questa è una zona di morbide colline, in cui la ciclabile si inoltra su un tracciato sempre diverso, un piacevole su e giù mai troppo impegnativo (insomma, quasi mai…) e costantemente immerso in una natura affascinante: grande campi coltivati a cereali, piccoli stagni e laghetti e soprattutto boschi di conifere (larici? Verifico e vi dico) e betulle, immensi e alti come cattedrali. E poi, paesini colorati e invasi dai fiori, castelli millenari, grandi fattorie nel tipico stile architettonico locale, meravigliose ville della ricca borghesia di un secolo fa miracolosamente sopravvissute al tempo e alle vicende storiche.
Già, perché la seconda scoperta che ho fatto è che parlare della cortina di ferro, qui, è decisamente riduttivo: la storia, qui, è assai più lunga e complessa. C’è di mezzo anche il Barbarossa, tanto per dire, che credo avesse un castello da queste parti. E ci sono più recenti vicende – anche umane e sociali – interessantissime, e che in qualche modo riflettono i loro effetti fino ad oggi: in particolare queste zone furono scenario della vicenda dei Sudeti, popolazioni di lingua tedesca che furono espulsi dalla nazione dopo la guerra. La loro storia non ve la racconto, un po’ perché devo studiarmela, un po’ perché non posso andare troppo lunga con questo post: sono le 7 di mattina e devo andare a fare colazione. Ieri sera ero stravolta di stanchezza perché il percorso pedalato, 49 km, sarebbe stato un itinerario perfetto se fatto in una giornata. Peccato invece che, tra viaggio dall’Italia e transfer, siamo riusciti a salire in sella solo alle 5 del pomeriggio, e non esattamente al top della forma.
Certo, ne valeva la pena: non foss’altro per le luci calde del tramonto, che in questa stagione è quasi infinito. Per questo motivo per ora anche non vi dico nulla di Cheb, graziosissima cittadina dove ho dormito e che ho raggiunto alle 9 di sera ululando dalla fame.
Aggiungo solo, come ultima chicca, un elemento importante: queste zone non hanno nulla di turistico, e danno l’idea di essere assolutamente autentiche nella loro identità. Il che le rende ancora più affascinanti, e soprattutto una meta perfetta per gente come noi, che non ama granché le esperienze standardizzate. Quindi veniteci, se potete, però mi raccomando: non spargete troppo la voce!
