Eccomi immersa nella “seconda natura”, quella del viaggio in treno, del mio itinerario “60×60” (che, per fare un veloce riassunto delle puntate precedenti, consiste in un viaggio di 60 giorni, a 60 anni, attraverso l’Europa con una tessera ferroviaria Interrail e una bici pieghevole Brompton).
In questo momento sono comodamente seduta sul TGV (treno francese al alta velocità, ndr.) che mi sta portando da Lione a Montpellier, scrivendo per una volta tanto alla luce del giorno e senza gli occhi che mi si chiudono dal sonno… ma andiamo con ordine e incominciamo dalla giornata di ieri (12/5), che ha portato Chiara e me, con una pedalata di 55 km, da Hières-sur-Amby fino a Lione.
In questo tratto la Via Rhona è un po’ meno impeccabile che nei km precedenti: niente di clamoroso, intendiamoci, solo che eravamo abituate estremamente bene. Abbiamo trovato qualche tratto sterrato un po’ ruvido e a un certo punto le segnalazioni – fino a quel momento impeccabili – sono sparite. Nessun problema, perché abbiamo seguito le tracce gpx, ma senza quelle ci sarebbero stati punti un po’ più complicati (le tracce, comunque si scaricano gratuitamente dal sito ufficiale della Via Rhona).
In compenso l’arrivo in città è molto meglio del previsto: lungo il fiume, attraversando parchi immensi e verdissimi, su percorsi tranquilli e protetti… siamo arrivate in albergo per ora di pranzo, belle rilassate e pronte dopo una doccia ristoratrice (fa un bel caldino, in questi giorni) ad avventurarci in visita alla città.
Che è davvero molto bella, e lo diventa ancora di più la sera quando il suo centro storico si popola di luci, persone, locali (finalmente aperti!!). Un affascinante giro dopo cena che ci siamo godute in compagnia di Eugen e Gaetan, quest’ultimo lionese doc, cari amici della figlia di Chiara (pensandoci, è un po’ buffo che gli amici che sto incontrando durante questo viaggio siano in realtà amici delle varie figlie e abbiano in media una trentina di anni meno di me).
Comunque, la cosa che più mi ha colpito del centro di Lione è stata la sua vivibilità: pochissimo traffico, poche auto (il limite di velocità, religiosamente rispettato, è 40 km/h o giù di lì), molta gente in giro, molte bici, moltissime ciclabili e soprattutto un rispetto totale per i ciclisti.
Per noi pedalatrici milanesi, abituate a lottare per la sopravvivenza o nel migliore dei casi a chiedere scusa di esistere, è un effetto assolutamente straniante vedere le auto che inchiodano per lasciarti passare, magari anche quando non hai la precedenza. Il risultato è una città vivace, gradevolissima, perfettamente funzionante… e se questa è Lione, sono davvero curiosa di vedere cosa è diventata Parigi in questi anni, dato che mi dicono meraviglie. Intanto, a tutti quelli che si strappano i capelli perché a Milano vengono sottratti un paio di metri di carreggiata alle auto per dedicarli alle due ruote, consiglierei un giro da queste parti, a poche ore di treno da casa. Se a quel punto il concetto non è chiaro, allora c’è della malafede o un’ottusità a livello di interdizione legale.
Ma parliamo di treno, a questo punto. E mi concedo una piccola auto celebrazione perchè questa formula “Interrail + Brompton” si sta rivelando un vero colpo di genio.
Ho solo da migliorare la procedura di impacchettamento bici + borse quando sono sulla banchina della stazione, ma si tratta più di una questione emotiva che pratica. Già, perché quando arrivo con le mie carabattole sono sicuramente un personaggio pittoresco, che attira curiosità e attenzioni. Nella mia vanità, l’idea sarebbe quella di richiudere Lady B con pochi gesti sicuri e precisi, insacchettare il tutto e salire sul treno con disinvoltura, tra gli sguardi ammirati degli astanti.
In realtà questo succede quando faccio le prove nel salotto di casa; quando mi sento osservata, invece, viene a galla prepotentemente il Paperino che è in me. In questo caso sono riuscita, nell’ordine: ad agganciare con la mascherina al manubrio, strappandola al momento di piegare al bici; a inciampare nelle stringhe della borsa, che avevo dimenticato di ripiegare; a rimanere incastrata con tutto il mio carico nelle porte automatiche del treno, che hanno deciso di chiudersi inopinatamente nel bel mezzo del mio passaggio (quest’ultimo caso non era neanche colpa mia, ma è dovuto intervenire un energumeno a liberarmi per evitare che facessi l’intero viaggio in piedi, ostruendo il passaggio tra le carrozze).
Alla fine, comunque, tutto bene. In questo momento sono sprofondata in una comoda poltrona e guardo il paesaggio sfilarmi davanti, dopo aver salutato con molto dispiacere Chiara che ha finito il suo tour e in questo momento è su un altro treno che la sta riportando a Milano insieme alla sua Brompton.
Meno male che a Montpellier mi aspettano altri amici e un’altra parte di viaggio che si annuncia molto gradevole… e che vi racconterò nei prossimi post.
A domani!!
Ho comprato le prime cartoline… se volete partecipare al progetto (tutto spiegato in uno dei post precedenti) scrivetemi!!