Me le ero un po’ dimenticate, le foto scattate due anni fa durante quel primo viaggio in bici lungo la Via Francigena che ha dato vita a tutto il progetto “Se ce l’ho fatta io”. Ma l’altro giorno c’era una buona occasione per ritirare fuori i cartoni con le stampe degli ingrandimenti: perché dovevamo scegliere, insieme ai simpatici ed energici responsabili della Biblioteca Comunale Villa Burba di Rho, le immagini per la mostra che sarà allestita nelle loro bellissime sale, e che verrà inaugurata il prossimo 16 novembre (a proposito: chi pensa che le biblioteche e i bibliotecari siano noiosi, farà meglio a ricredersi!).

Ve lo dico per tempo così vi potete organizzare, perché se siete in zona sarà davvero una bella serata: ci troviamo alle 17.30, chiacchieriamo di viaggi, di foto, di libri insieme a Franz Rossi, e alla fine festeggiamo anche con un aperitivo in compagnia (trovate tutti i dettagli qui).
Uno dei motivi per cui ci tengo particolarmente è che questa mostra è piuttosto speciale, rispetto a quelle già allestite in passato: a differenza degli altri posti, infatti, in questo caso lo spazio a disposizione è molto più ampio e mi dà quindi la possibilità di esporre un numero molto maggiore di foto, la maggior parte delle quali non sono riuscite a trovare spazio nelle precedenti occasioni e non sono quindi mai state esposte in pubblico.
Non sta a me, ovviamente, dire se sono belle oppure no. Ma una cosa posso dirla per certo: che rivederle tutte insieme, una dopo l’altra, è stata un’emozione forte, un po’ come rivivere tappa dopo tappa quel viaggio fantastico. Certo, ci sono stati altri giri bellissimi, interessanti, divertenti; ma quel misto di sensazioni così intense (leggerezza, libertà, allegria, incoscienza, ma anche un pizzico di paura e di smarrimento) è una magia difficile da replicare completamente.

C’entra sicuramente il fascino della “prima volta”, ma riflettendoci ho capito che ci sono anche molte altre componenti, la prima delle quali è un certo tipo di spontaneità. Partire senza sapere quando si arriverà (e forse neanche dove si arriverà), affrontare un giorno dopo l’altro improvvisando e adattandosi alle circostanze, modificare i piani secondo l’estro del momento e i suggerimenti che arrivano lungo la strada: sono queste le componenti che rendono l’esperienza di viaggio così intensa e così unica. Un atteggiamento, un modo di interpretare il viaggio che richiede però come condizione essenziale quella di non tentare di organizzare, programmare e pianificare nulla, se non il minimo indispensabile per riuscire almeno a partire. E invece, paradossalmente, la tentazione c’è sempre: pensando di migliorare, di ottimizzare, di rendere tutto più pratico, si finisce con l’imbrigliare l’esperienza all’interno di binari più stretti. In altri termini, a poco a poco e quasi senza accorgersene ci si ritrova a sacrificare lo stimolante brivido dell’imprevisto sull’altare di una rassicurante efficienza. Lasciarsi andare affidandosi al flusso degli eventi è una cosa che fa sempre un po’ paura, e mi sono resa conto che inconsciamente ho spesso la tendenza a “barare”, a cercare di tenere le cose sotto controllo anche quando apparentemente non è così.

Insomma, improvvisare è un’arte non facile da apprendere e tantomeno da conservare nel tempo. Ma ci sto lavorando, e sono già impegnata a progettare in questa diversa ottica il viaggio in bici della prossima primavera, che presto vi inizierò a raccontare. Nel frattempo spero davvero che abbiate occasione di vedere le foto esposte a Villa Burba (non so bene per quanto tempo staranno esposte, ma sicuramente per alcune settimane) e che possiate assorbire anche voi, guardando le foto, un po’ dell’energia che quel percorso ha saputo regalarmi.
Parleremo anche di questo il 16, facilitati dal fatto che buon Franz è un amico di vecchia data, con cui è facile scherzare, raccontare e condividere la passione per questo tipo di esperienze. Quindi vi aspetto a Rho, a Villa Burba (Corso Europa, 291): poi non dite che non ve l’ho detto per tempo!