Giorno di vela tosta: vento, onde e spruzzi a non finire. Ho tanto di quel sale addosso che quando mi muovo, scricchiolo.
Giorno 7 di navigazione
Poteva andare molto peggio, tutto sommato. Certo, questa mattina il vento c’era, e c’erano anche un bel po’ di onde; e – complici alcune raffiche particolarmente forti – in alcuni momenti l’inclinazione della nostra barca ha raggiunto livelli tali da strappare esclamazioni a tutti noi (di entusiasmo per metà dell’equipaggio, di malcelato terrore per l’altra metà).


Ma di fatto si filava come siluri, nessuno ha vomitato (anche se il povero Gideon è rimasto accasciato per tutta la traversata in stato semicomatoso) e a metà giornata eravamo già in vista dell’isola di Astiphalea, alla ricerca di un approdo riparato per domani. Quando, secondo il meteo, le cose si faranno molto più serie: se oggi il vento – che già mi sembrava forte – era di circa 25 nodi, domani ci si aspetta un Meltemi intorno ai 40 nodi (per intenderci: più di 70 km/h, quella che tecnicamente viene definita “burrasca”). Insomma, persino Paolo ha pensato che quella di domani è la giornata giusta per prendersi una pausa e starsene fermi al riparo
Oh, intendiamoci: qui siamo comunque dei duri e puri della vela. Non si sta parlando di entrare in un porto, stendere una comoda passerella, utilizzare le docce della marina, sciabattare fino a un ristorantino per cena, passare la giornata successiva in giro per i negozietti del paese e altre simili pratiche da debosciati. Quella che abbiamo trovato è una (peraltro splendida) caletta isolata e piuttosto selvaggia, in cui abbiamo ormeggiato “cime a terra” a una ventina di metri dalla riva. La terraferma è eventualmente raggiungibile solo a bordo del piccolo canotto di servizio, rendendo così possibile esplorare qualche brulla collina e una chiesetta semiabbandonata.
C’è anche un relitto mezzo sommerso e popolato da una gran quantità di pesci, che ho osservato a nuoto tenendomi a rispettosa distanza. Che poi, pensandoci, questa faccenda non me la spiego: i pesci hanno infiniti chilometri di costa frastagliata con scogli, grotte e anfratti di ogni tipo; ma se c’è in giro un qualunque relitto, zac, eccoteli tutti lì in massa, a gironzolare e infrattarsi come bambini in un parco giochi. Chissà che cosa ci troveranno di speciale e quali strani meccanismi governano la psicologia ittica.
Intanto il vento sta rinforzando, e non me la sono sentita di esibirmi in navigazioni a remi e sbarchi sulla scogliera in grado di rappresentare un ulteriore banco dimostrativo della mia goffaggine. Per oggi e domani penso che me ne starò buona buona in barca, a leggere, scrivere e aspettare gli eventi. E considerato il panorama che ho intorno, non è poi così male.
P.S.: ginocchiate al tavolinetto, 1