La bolina spiegata agli inetti: nuovo giorno a veleggiare, nuove emozioni. Aspettando domani, con previsioni di vento e mare tutt’altro che benevole.
Giorno 6 di navigazione
Oggi si veleggia sul serio: un lungo, piacevole trasferimento di bolina a velocità sostenuta per raggiungere l’isola di Kos, dove dobbiamo sbarcare Alessandro che andrà a raggiungere amici e fidanzata per la seconda parte delle sue vacanze.
A proposito di bolina: ecco un altro breve capitolino del manuale “vela for dummies” a beneficio di chi non ha mai sperimentato cose di questo tipo. La bolina è quel tipo di andatura in cui, in caso di vento forte, la barca si inclina sul fianco in modo spettacolare; quando succede con le barche di piccole dimensioni, si tratta solo di sedersi dalla parte sollevata dell’imbarcazione e sperare che tutto vada per il meglio, considerando che comunque la spiaggia è sempre a portata di vista.

Se si tratta invece di cabinati, e se si naviga in mare aperto, la cosa può avere risvolti “emozionanti” (ritrovarsi con il pavimento piegato a 45 gradi e con solo un cavetto d’acciaio a dividerti dalle acque ribollenti ti fa desiderare di essere la dea Kalì per aggrapparti a qualunque cosa con tutte le mani a disposizione) e pure complessi dal punto di vista logistico: perché se a inclinarsi vertiginosamente è la tua intera casa, devi tenere conto che il suo contenuto tenterà di rovesciarsi catastroficamente per ogni dove. E anche se prima della partenza ci si dedica a fissare ogni cosa il più possibile, basta uno stipetto che si apre a tradimento per trovarti la cabina nel caos più totale.
Ma torniamo a noi: Kos è la più grande delle isole di questa zona, la meglio servita da collegamenti aerei e anche la più attrezzata come forme di turismo tradizionale (albergoni, spiagge, villaggi turistici e via dicendo). Per evitare tutto ciò, attracchiamo nel porticciolo del paesino di Kamari, un po’ defilato e – in effetti – pure piuttosto insulso. Ma riusciamo almeno ad accostare la barca alla terraferma e a fare un po’ di spesa nel mini market locale.
Facciamo anche rifornimento di acqua, il che mi porta erroneamente a pensare che ci si possa allegramente concedere una doccia (di fatto, sarebbe la prima dalla nostra partenza). Speranza spenta immediatamente dalla severa considerazione di Consuelo, la quale probabilmente ha letto il fumetto lampeggiante che galleggiava sopra la mia testa con immagini di me immersa in un trionfo di bagnoschiuma e balsamo per capelli: “Anche se abbiamo fatto rifornimento, l’acqua a bordo sempre scarsa è. E non bisogna sprecarla, perché fa alla svelta a finire”.
Anche per oggi niente lavaggi, quindi, se non con acqua di mare. Ma a quanto pare la cosa non sembra rappresentare un problema per nessuno (eccetto forse Francesco, che senza perdere il suo aplomb si limita a non troppo velate allusioni a quanto sarebbe bella una vacanza “all comfort”).
Un’altra cosa che sto imparando è che le condizioni su una barca possono cambiare radicalmente nel volgere di pochi secondi. L’esempio tipico lo abbiamo avuto in serata: ormeggiati di poppa (cioè con il sedere della barca accostato a un’alta banchina di cemento) ce ne stavamo belli rilassati a gustare la quiete e il fresco della sera, in attesa di salutare Ale in partenza per l’aeroporto. In un attimo, si è scatenato il caos: un serie di forti onde anomale provenienti dal nulla (probabilmente frutto del passaggio di qualche grande nave al largo) hanno sollevato la nostra barca e l’hanno spinta con forza contro la banchina, comprimendo i parabordi (quella specie di palloni di gomma che servono, appunto, a proteggere dagli urti, ndr.) fino a schiacciarli completamente e portandoci così a pochissimi centimetri dall’urto con il molo. Urla, spinte di allontanamento, àncore tirate, motore acceso: si è scatenato un piccolo finimondo mentre cercavamo di proteggere l’imbarcazione da una botta che sembrava quasi inevitabile, concentrando su di noi l’attenzione di tutti gli sfaccendati del paese venuti sul molo per la loro passeggiatina dopocena. Per fortuna, a poco a poco le acque si sono calmate e noi siamo emersi dall’esperienza senza danni, oltre che con parecchia adrenalina in più in circolazione.
In aggiunta a questo, stando alle previsioni domani il vento e il mare si fanno seri. Paolo e Consuelo si aggirano per la barca legando cose e chiudendo boccaporti: auguratemi in bocca al lupo perché temo di averne seriamente bisogno.
P.S.: bollettino odierno: craniate in cuccetta, 1; caduta in coperta con pentolone di brodo di ceci in mano, 1