Grande giornata, oggi, per noi tre viaggiatori a pedali lungo la costa friulana. In primo luogo perché il meteo è stato assolutamente perfetto: cielo blu, sole caldo ma aria frizzantina, colori luminosi.
Un primo tratto sterrato, appena partiti dal nostro hotel nei pressi di Fossalon di Grado, per tornare poi sull’asfalto e arrivare a Monfalcone, con uno stop presso una ciclofficina del centro. Pausa obbligata per sistemare il cambio della bici di Giovanni, che dopo la sostituzione della camera d’aria di ieri aveva iniziato a fare un po’ i capricci.
E con un saggio della bellezza della vita di provincia (oltre, ovviamente, a qualche vantaggio della notorietà, che compensa parzialmente il fatto di non poter fare 50 metri senza che qualcuno ti fermi per chiedere una foto…): quando arriviamo troviamo il negozio di ciclista chiuso. Stiamo già per arrenderci e cercare un piano b, quando un gruppo di avventori seduti al tavolino del bar lì accanto inizia a informarsi sulle nostre necessità: in quattro e quattr’otto si mettono in caccia del ciclo meccanico telefonando a lui, alla moglie, ad amici e parenti più o meno prossimi finché non riescono a scovarlo e a far catapultare il poveretto in negozio. E come se non bastasse, una volta sistemata la bici ci invitano al tavolino e ci offrono pure caffè e bombolone.
A quel punto, però, si era fatta fine mattina. Così, arrivati a Duino, il dubbio: continuiamo a seguire la Ciclovia FVG 2, che si arrampica sul Carso e ridiscende a Trieste dopo più di 50 km, oppure tiriamo dritti sulla strada costiera (che poi è il percorso dell’Aida), e ce la caviamo con una ventina di km di falsopiano in discesa?
Alla fine, assai più che per la fatica, a farci decidere è stato il panorama: la strada costiera in questo tratto, e in una giornata come oggi, era di una bellezza mozzafiato. E anche il tracciato, pur essendo su una strada carrozzabile, aveva quasi sempre in ampio bordo su cui pedalare in tranquillità.
Morale: siamo arrivati a Trieste nel primo pomeriggio, dopo un totale giornaliero di 58 km. Ed è incredibile come ci siano dei posti che, anche se conosci e hai già visitato molte altre volte, riescono sempre a sorprenderti per la loro bellezza: piazza Unità d’Italia è uno di questi, un luogo quasi irreale nel suo abbracciare, in un colpo solo, la vastità del mare e l’eleganza della città.
Insomma, se non avete ancora avuto occasione di farvi un giro a Trieste datemi retta, mettetelo in agenda perché merita.
Ultima chicca della giornata, il trasferimento in traghetto fino a Muggia, dall’altra parte del golfo, dove dormiamo questa notte. 20 minuti di navigazione per trasportarci in un mondo del tutto diverso, un piccolo borgo di vicoli e scalinate affacciati su un affollato porto turistico, accogliente, allegro e pieno di vita.
Da questo estremo angolino d’Italia Giovanni si gode stasera la partita (Inter-Juve, semifinale di coppa Italia, per chi come me fosse digiuno dell’argomento): domani ci aspetta la Slovenia e poi, finalmente, la Croazia, sul tracciato della mitica ciclovia Parenzana.
Di cui non vedo l’ora di raccontarvi le impressioni di prima mano. Per ora, da una Muggia limpida e decisamente freddina, buona notte!
