Avere basse aspettative è un sistema perfetto per divertirsi da matti. Confesso che questa prima tappa de “Il Giro Largo” (da Verona a Venezia allungando di 400 km) l’avevo considerata poco più di una giornata di trasferimento, aspettandomi un percorso non particolarmente affascinante e con vari tratti su strade trafficate.
Tutto sbagliato: i 62 km che separano Verona da Ala (dove dormiamo questa sera) sono un’unica ciclovia spettacolare da ogni punto di vista e assolutamente consigliabile a chiunque.
Ma partiamo dall’inizio: cioè dal treno di questa mattina, da Milano a Verona, stracarico di ciclisti con relative bici. Vero, c’era parecchia gente diretta al BAM! (come Raffaella del blog “ci vado in bici”, incontrata sul treno e con cui ci siamo fatte un po’ di foto in stile turisti cinesi); ma c’era anche molta altra gente che saliva e scendeva in stazioni intermedie, con bici di ogni tipo: da strada, elettriche, mtb, pieghevoli… insomma, chi si fosse trovato oggi sul mio treno avrebbe dedotto che il cicloturismo in Italia è ormai in movimento affermato e diffuso e che quello che gli manca è soprattutto un riconoscimento de facto, perché i ciclisti ci sono già, eccome. Basterebbe prenderne atto e agire di conseguenza.
E, aggiungo, ci sono anche le ciclabili: più giro per l’Italia su due ruote, più mi accorgo che i percorsi adatti al cicloturismo sono già tantissimi. Certo, più ce n’è e meglio è, ma in parallelo sarebbe forse il caso di far conoscere e valorizzare delle vere e proprie eccellenze ancora abbastanza ignorate.
Come, per l’appunto, il tratto che abbiamo percorso oggi risalendo il corso dell’Adige: praticamente tutto riservato alle bici, sicuro, ampio, ben asfaltato e ben segnalato (dopo un po’ ho spento il gps, perché tanto non serviva), e soprattutto vario, mosso (c’è anche una salitella bastarda, a Rivoli Veronese, ma nulla di insuperabile… eventualmente a spinta) e spettacolare, in mezzo a vigneti, meleti ed enormi coltivazioni di kiwi.
E poi ci sono i paesi e soprattutto i castelli: quello di Avio, patrimonio del Fai, lo si vede anche passando dall’autostrada, arrampicato sulla costa della montagna come quelli delle favole. Ma passarci vicino lentamente, godendosi l’aria frizzantina e magari gustandosi una birra al bicigrill proprio lì sotto, è tutta un’altra cosa. Per inciso, ho detto aria frizzantina per non guastare la poesia; la realtà è che, anche se per fortuna non piove, qui fa davvero un freddo cane e abbiamo dovuto precipitarci a tirar fuori pile e giacche a vento.
Stasera, come dicevo, dormiamo ad Ala, in un confortevole e grazioso B&b (I Vellutai) proprio nel centro del paese. Il nome, ho scoperto, lo si deve al fatto che nel medioevo questo era un centro importantissimo per la produzione di velluto e stoffe pregiate. Il suo passato prestigioso lo si può vedere ancora nel suo centro storico, che è grande, ben tenuto, ricco di bei palazzi imponenti affacciati su suggestive stradine acciottolate.
Peccato solo che, alle 6 di un sabato pomeriggio, la cittadina pur essendo evidentemente abitata risultasse completamente deserta: negozi chiusi, nessuno per la strada, silenzio e deserto assoluto. Una situazione un po’ spettrale, come quei film di fantascienza in cui la coda di un meteorite ammazza tutti gli esseri viventi ma lascia intatte le strutture.
Un vero mistero che ho persino cercato di risolvere al telefono, chiedendo lumi a un vecchio amico che è originario proprio di qui. Tutto normale, mi è stato risposto: il Trentino è proprio così, da sempre. Da quanto ho capito, il lockdown loro lo hanno inventato e lo praticano da secoli, e senza bisogno di un virus che li costringa a rintanarsi in casa.
Vabbè, per fortuna però non è proprio tutto chiuso: i servizi di prima necessità funzionano benissimo. Parlo ovviamente dei bar dove scolarsi un prosecco come aperitivo, e dei ristoranti: in particolare l’Osteria Carnera, da dove siamo reduci proprio adesso, e che vi raccomando vivamente. Unica avvertenza, veniteci con MOLTA fame, perché le porzioni sono gigantesche ma tanto buone da costringervi a finirle comunque, con il risultato che alla fine vi pare di aver divorato un bue intero.
A proposito di cibo, segnalo anche – a futura memoria, perché domani è domenica e purtroppo sarà tutto chiuso – che qui ad Ala c’è una delle più buone macellerie di tutto il Trentino: il Moschini, vera gloria locale, ha non solo uno speck e una “carne salada” strepitosi, ma anche una crema al cioccolato home made assolutamente memorabile.
Mi pare di avervi detto tutto, per il nostro primo giorno di giro; e spero di avervi anche fatto venire un po’ di voglia di farlo anche voi, perché ne vale proprio la pena.
Domani tappa un po’ più lunghetta: il programma prevede, se tutto va bene, di arrivare fino a Egna, in Alto Adige, a poco meno di 90 km da qui.
Vedremo come va. Per il momento, da Ala è tutto!