Terzo giorno del mio tour “Noi camminiamo in Sardegna”, promosso da Regione Sardegna con l’organizzazione di Terre di Mezzo, che mi ha portato a esplorare i dintorni di Luogosanto, nel cuore della Gallura. E dopo due giorni di scarpinate (che ho raccontato nei precedenti post), la bella sorpresa: un tour in bicicletta. Anzi, in e-bike, giusto per non trovarsi in difficoltà con i continui saliscendi del territorio.
E se è vero che la Gallura (la Sardegna tutta, a dire la verità) è terra di cammini, è anche vero che girare in bicicletta da queste parti è un autentico spasso. Le possibilità, da quanto ho visto, sono moltissime, nel senso che si possono disegnare itinerari di ogni tipo: dagli sterrati tosti per mountain bike ai tour su strada per bici da corsa. Incluso giri “intermedi” come quello che abbiamo fatto noi, che consentono di non allontanarsi dall’asfalto ma al tempo stesso di percorrere strade tranquille e poco o nulla trafficate, raggiungendo con facilità una serie di luoghi davvero da non perdere. Insomma, una passeggiata in pieno relax, con qualche salita qua e là giusto per giustificare la cena luculliana della sera prima (dico solo che il nome del dolce – buonissimo – era “mazza frissa”, in italiano “pancia fritta”), e qualche divertentissima discesa nel verde.
E la bici si conferma una gran bella invenzione: si apprezza il panorama, si godono i dettagli, ma al tempo stesso si fa molta più strada che a piedi e questo permette di vedere molti più posti. Così, senza sforzo abbiamo raggiunto la sughera monumentale di Crisciulèddu: un autentico monumento naturale che lascia davvero senza parole. Censita nell’Elenco nazionale degli alberi monumentali d’Italia e cresciuta sulle rive di un ruscello, la sughera è alta una ventina di metri con una circonferenza di 385 centimetri; un vero gigante, maestoso e bellissimo, che forma con le sue fronde una sorta di enorme e sorprendente stanza verde. Come tutte le “quercus suber”, poi, anche questa fa il suo dovere e produce il pregiato sughero; che per chi non lo sapesse è, di fatto, la spessa corteccia esterna dell’albero. Il fatto di staccarla dal resto del tronco non provoca alcun danno alla pianta, che provvede pian piano a ricostituire il suo rivestimento senza conseguenze. Ogni decina di anni gli esperti raccoglitori “denudano” le sughere, asportando la corteccia dal tronco e dai rami principali; che restano così, rispetto alla parte superiore dell’albero, più “magri” e di un tipico colore rosso mattone. Quindi, se vi capita di vedere un bellissimo albero tosato come un barboncino da esposizione, non preoccupatevi: la pianta non ha qualche strana malattia, sta benissimo, sta solo facendo il suo mestiere.
Anche per quanto riguarda i percorsi ciclistici, vale quanto detto per i cammini: non aspettatevi ciclovie segnalate e codificate. In compenso, però, potete contare su strutture gestite da giovani appassionati e competentissimi, capaci di disegnarvi il precorso più adatto alle specifiche esigenze e di fornirvi tutte le indicazioni e il materiale che possa servire. Nel nostro caso, ad accompagnarci c’erano Enrico e Bruna di Sardinia Bike Service, in collaborazione con Mauro dell’ASD Natura in Movimento (perché le strutture, qui, sono intelligenti, si mettono in rete e riescono ad adeguarsi meglio a richieste e necessità). Vi metto i link, così se programmate una vacanza in zona avete una dritta preziosa.
Insomma, ero bella tranquilla a pedalare, godendomi una riposante mattinata di relax, quando è scattato un campanello d’allarme: la nostra guida Riccardo che, con tono fintamente casuale, diceva “…adesso lasciamo le bici perché c’è una piccola salita a piedi da fare per raggiungere il Castéddu di Balajana”. Come dicevo ieri, non è mai il caso di fidarsi se qualcuno del posto di dice che “c’è una salitella”: il diminutivo non conta, anzi. E infatti ci è toccato arrampicarci su per 400 gradoni di pietra, arrivando in cima fradici di sudore e con il fiato corto. Va detto, però, che il percorso è molto ben tenuto e dotato di solidi corrimano che facilitano in parte la scalata; e soprattutto che – una volta raggiunta la cima – quello che si gode è uno spettacolo che merita pienamente la fatica. Non tanto per il “casteddu” in sé, che a dire la verità non è neanche un castello ma quel che resta di una piccola costruzione in cima al monte, quanto per il panorama che si gode da questa altezza, che spazia in tutte le direzioni e abbraccia l’interno del territorio, da un lato, e la costa fino all’arcipelago della Maddalena, dall’altro. E poi, proprio lì accanto c’è un’altra di quelle incredibili chiesette remote a cui la Gallura mi ha ormai abituato. In questo caso quella di Santu Linaldu, una minuscola costruzione romanica in granito, appollaiata su una cresta; tanto piccola da potersi permettere persino il tetto in granito, caso probabilmente unico nella storia dell’architettura, considerato l’enorme peso di questa pietra.
Ma la bici permette di raggiungere, attraverso divertentissime e tranquille stradine di campagna, anche monumenti assai più accessibili: come il “Palazzu di Baldu”, fortezza medievale dalla storia ancora misteriosa appartenuto in origine ai Visconti, famiglia pisana che iniziò a mettere le zampe sulla Gallura, attraverso matrimoni ben congegnati, nei primi anni del 1200. Tanto è vero che il “Baldu” del nome pare faccia riferimento a Ubaldo Visconti, Giudice di Gallura dal 1212 al 1238; e anche in questo caso, una suggestiva chiesa campestre (quella di Santu Stévanu) completa il paesaggio, a conferma del fantastico mix di natura, storia, arte, religione, tradizioni di questi luoghi.
Ah, sì, nell’elenco appena fatto manca l’enogastronomia. Ma l’ho lasciata in fondo volutamente, perché è stata la degna conclusione di un tour che mi ha lasciato una gran voglia di tornare al più presto.

Questa, infatti, è zona di vigneti (il cartello stradale che accoglie a Luogosanto porta orgogliosamente la denominazione di “città del vino”), e tra questi c’è la cantina Siddùra, luogo di eccellenza per la produzione di un Vermentino docg da premio (il loro “Maìa” è stato eletto miglior Vermentino d’Italia: meritatamente, ma per convincermene ho mi è toccato testarne alcuni bicchieri…) e altri straordinari vini (il Cannonau, per citarne uno). Anche questo è un luogo che si raggiunge dopo una robusta salita. Ormai però mi si sono abituata: questi sono luoghi “veri”, non addomesticate località turistiche. Qui, la bellezza, te la devi sudare; ma quando te la sei guadagnata, sai di aver incontrato luoghi davvero unici e di aver vissuto esperienze indimenticabili.

