In questo mio breve ma intenso viaggio in Sardegna ho imparato alcune cose che ignoravo sui sardi, perlomeno nella mia esperienza.
La prima è che non sono affatto chiusi e severi come, chissà perché, mi immaginavo. Al contrario, l’accoglienza che ho trovato è stata straordinariamente calorosa e coinvolgente. Persone gentili, disponibili, felici di farti conoscere il proprio territorio e le proprie tradizioni, e anche perennemente preoccupati di darti da mangiare e bere a sufficienza (con il risultato di pranzi, cene e spuntini epocali); in breve, persone che hanno una cultura dell’ospitalità e della condivisione profondamente radicata e diffusa, che fa sì che tu ti senta perfettamente a casa.
La seconda cosa che ho imparato – a mie spese – è che per quanto riguarda l’attività fisica sono cinture nere di understatement. Io vi avviso: se qualcuno del posto vi parla di “una passeggiata”, “un po’ di salita” o “qualche curva”, non fidatevi. Questa è gente coriacea, abituata ad avere a che fare con una natura tutt’altro che addomesticata e a non fare troppe storie se il sentiero si allunga di qualche chilometro o se i dislivelli, a forza di su e giù tra grandi massi granitici, a fine giornata assommano all’impegno richiesto da qualche rifugio alpino di alta quota.
Ora, una breve precisazione: il nostro viaggio, promosso da Regione Sardegna con l’organizzazione di Terre di mezzo, si intitolava per l’appunto “Noi camminiamo in Sardegna”. E dal momento che di luoghi dove camminare, in Sardegna, ce ne sono davvero molti, il progetto ha previsto ben 15 gruppi (composti da giornalisti, content creator, videomaker ecc) distribuiti su altrettanti diversi itinerari in tutta l’isola, per convergere poi in una serata conclusiva (e mangereccia, chevvelodicoaffare…) a Laconi, quasi al centro perfetto dell’intero territorio.
Io, come raccontavo nel post precedente, ho avuto come destinazione Luogosanto, in Gallura, alla scoperta dei percorsi che circondano questo borgo dell’entroterra. Mi aspettavo quindi qualche tranquilla camminata nei dintorni: trattandosi di luogo di pellegrinaggio, mi ero fatta l’idea di quel tipo di itinerari che possono essere affrontati anche da devote vecchiette o comunque trasportandosi a spalle qualche massiccia statua di santo, a capo di una processione.
Come al solito, mi sono sbagliata di grosso. Perché è vero che Luogosanto è anche destinazione di pellegrinaggio e che intorno al paese, sparse nella campagna, si trovano ben 23 chiese campestri (alcune delle quali di una bellezza struggente, come il minuscolo eremo di San Trano, incassato tra grandi blocchi di granito). Ma è anche vero che, da quelle parti, la rete di sentieri e stradine è enorme e consente una quantità di spettacolari trekking di stampo più laico. Itinerari che, come dicevo, non sono da sottovalutare quanto a impegno, dal momento che si svolgono su continui e talvolta ripidi saliscendi nella macchia mediterranea, tra boschi di querce e cespugli dai profumi più diversi.
Ma la fatica è assolutamente tollerabile e soprattutto passa in secondo piano davanti al fascino del percorso, che ripercorre tracce antiche come le vie di comunicazione tra insediamenti archeologici di varie epoche e i tratturi di collegamento tra gli stazzi. Che sono, questi ultimi, degli edifici rurali risalenti in alcuni casi al 1700: inizialmente costruiti come luogo di sosta per bestiame e viandanti, si sono poi evoluti fino a diventare dei piccoli centri agricoli quasi autosufficienti, sono stati progressivamente abbandonati durante il secolo scorso e stanno ora pian piano venendo riscoperti e ristrutturati come bellissime case residenziali e di villeggiatura.
Insomma, attraverso il “trekking degli stazzi” è possibile ritagliarsi itinerari di una giornata, un weekend , una settimana o anche periodi più lunghi, percorrendo sentieri che attraversano una natura superba e che permettono di incontrare lungo la strada elementi di interesse di ogni tipo: paesi, chiese campestri, massi granitici, resti nuragici, stazzi, cave abbandonate, foreste di querce da sughero e altri alberi monumentali. Un’esperienza davvero memorabile, che offre il vantaggio di essere praticabile per gran parte dell’anno: gli unici mesi in cui è meglio girare alla larga sono quelli di luglio e agosto, un po’ per le temperature e un po’ perché l’affollamento della costa si fa sentire anche qui, anche se in misura minore.
Va detto anche che il progetto di questo trekking degli stazzi (e in generale degli itinerari di cammino nella zona) è al momento ancora in divenire: nel senso che i sentieri sono percorribili senza problemi, ma manca ancora una sistematizzazione completa dei tracciati, in termini di segnaletica e di disponibilità di informazioni e tracce on line. Problema, peraltro, facilmente risolvibile rivolgendosi all’Ufficio Turistico del Comune di Luogosanto, più che disponibile a fornire tutti i materiali e consigli necessari. Qui si può fare capo a Riccardo, che ci ha accompagnato sui sentieri come guida ma che in realtà è molto di più: oltre a gestire l’ufficio turistico attraverso la sua azienda “Sèmiti di Paràuli” (“sentieri di parole”), è un gallurese innamorato del proprio paese, dalla vastissima cultura sui più diversi aspetti del territorio, capace di passare con disinvoltura dalla datazione dei manufatti nuragici alle tecniche di raccolta del sughero, oltre che instancabile camminatore e ripulitore di sentieri (e pure dotato di notevole pazienza, considerato che ha sopportato sorridendo – temo ironicamente – i miei tre giorni di lamentazioni a base di “ma quanto manca?” “quanto si sale ancora?” “e quanto si scende?” “quanto chilometri abbiamo fatto?” ecc., ad libitum).
E già che ci sono, vi indico anche le altre strutture che ci hanno accompagnato con una calorosa accoglienza, così se vi viene voglia di venire a camminare da queste parti (cosa che consiglio vivamente) sapete chi tenere d’occhio: APS Pro Loco Luogosanto, associazione culturale Lu Juali, ASD Civitas Mariana Danza (gruppo folk che è riuscito nell’improbabile impresa di farmi ballare con loro) e Mediterranea Adventure, guidata dal leggendario Telemaco: un marcantonio dai bicipiti monumentali, campione di Adventure Races (gare estreme che prevedono varie discipline purché faticosissime), che offre però anche a noi comuni mortali esperienze outdoor di vario tipo, incluse gite in kayak sulla costa.
Va bene, anche stavolta sono andata lunghissima, quindi la mia ultima giornata in terra sarda ve la racconto nel prossimo post: dove (finalmente) si parla anche di bicicletta…
